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Acqua da tutte le parti
Diversi mesi dopo, la Renania fatica ancora a superare la tragedia dell’alluvione
Alluvione e cambiamento climatico
Il 2021 è stato l’anno in cui l’Europa ha sperimentato sulla propria pelle l’impatto del cambiamento climatico: da una parte l’alluvione nel cuore del Vecchio Continente che si è abbattuta soprattutto nei lander tedeschi occidentali, come la Renania-Palatinato; dall’altra i 48,8 gradi della Sicilia, record assoluto in Europa. Questi due fenomeni sono strettamente legati e, come aveva affermato il professore dell’Università di Bologna e presidente della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici Antonio Navarra, esiste una «correlazione tra l’aumento della concentrazione dell’anidride carbonica nell’atmosfera e la frequenza e l’intensità di alluvioni, ondate di calore e periodi di siccità». Comunque sia, è stata soprattutto l’alluvione a metà luglio a rimanere impressa nella mente degli europei, specialmente nei tedeschi. È stata infatti la Germania a presentare la conta delle vittime più severa: si parla di almeno 184 morti. Questi si sono concentrati soprattutto in due lander. In Renania-Palatinato, in particolare nel distretto Ahrweiler, sono morte 135 persone, e 47 nel Nord Reno-Vestfalia. Quello che è certo, però, è che la Germania non è stata lasciata sola. Anche in Belgio il numero dei morti è particolarmente alto: sono state almeno 37 le vittime dovute all’alluvione. In Italia, l’unica vittima registrata si trovava in Veneto. Comunque sia, diversi mesi dopo l’alluvione le conseguenze sono ancora ben visibili. Tornare adesso in quei luoghi permette di capire a fondo il rischio a cui l’Europa e il mondo si espongono di fronte al cambiamento climatico.
Oltre alle vittime, però, la situazione è stata, purtroppo, indimenticabile anche per i danni economico-ambientali conseguenti all’inondazione. Verisk (ex Air WorldWide) segnala perdite per le assicurazioni pari a 8,2 miliardi di euro, che saliranno ragionevolmente fino a 35 miliardi. Non solo: il commissario per la ricostruzione della Renania-Palatinato, Nicole Steingass, ha stimato danni finanziari pari a 18 miliardi di euro. Basti pensare che l’inondazione ha provocato la distruzione sia di case private e imprese, ma anche di scuole, asili e ospedali. Per questa ragione le città del lander – soprattutto quelle collocate alle sponde del fiume Ahr – dovranno trovare una nuova dimensione fino a quando la ricostruzione non sarà completata.
Messaggi di speranza, Bad Münstereifel, 12 settembre 2021
Centro città di Bad Münstereifel distrutto dalla violenza dell’acqua dell’Erft, 12 settembre 2021
Ricostruzione che, stando alle parole del vice amministratore distrettuale di Ahrweiler Horst Gies, non sarà terminata prima di cinque-dieci anni. Il processo sarà favorito dall’istituzione di un fondo di 30 miliardi di euro, da indirizzare nella Renania-Palatinato, nel Nord Reno-Vestfalia, nella Baviera nel sud e nella Sassonia nel sud-est.
Da un punto di vista ambientale, invece, l’inondazione ha prodotto 240 mila tonnellate di oggetti domestici distrutti. Questo, per avere un paragone, è 30 volte la quantità di spazzatura che accumula la Valle di Ahr in un anno
Attrezzi usati per la rimozione del fango, Euskirchen, 12 settembre 2021
Quel che rimane di un pianoforte. Euskirchen, 12 settembre 2021
Resoconto di quei giorni
È proprio dal lander tedesco che sorge attorno al fiume Reno che il fotografo Vincenzo Lullo ci ha permesso di vedere la devastazione di quei giorni. Lullo, nonostante viva a 200 km di distanza dalla Renania, ricorda che i giorni prima del 15 luglio il livello dei fiumi, in particolare del Reno e del suo affluente Neckar, erano alti. Proprio per questo le autorità locali avevano deciso di emettere un’allerta meteo che però non ha comportato l’evacuazione delle città – fattore che certamente ha contribuito a incrementare il numero delle vittime. Fa eccezione il caso della città di Hagen che il 14 luglio aveva dichiarato lo stato di emergenza quando il fiume Volme ha iniziato a straripare.
La situazione è parsa drammatica fin da subito e inizialmente il numero dei dispersi sembrava non fermarsi: la sera del 15 luglio se ne stimavano 1300. A complicare le cose c’era il fatto, come ha dichiarato una portavoce dell’amministrazione locale all’Ansa, che «la rete di telefonia mobile è in tilt, e dunque molte persone non riescono a raggiungere i propri parenti». Già nel primo giorno di alluvione la mobilità in Germania si era fermata. I servizi ferroviari, infatti, erano stati bloccati, in particolare quelli nella Renania-Palatinato e nel Nord Reno-Vestfalia. Nei giorni seguenti circa 600 km di linea ferroviarie sono stati danneggiati dalle piogge torrenziali. Il 16 luglio è diventato evidente che la situazione peggiore era nella Renania-Palatinato: delle 81 morti accertate all’epoca, 50 si trovavano nel distretto di Ahrweiler. Tra queste vittime risultano anche due vigili del fuoco che si erano mobilitati per prestare soccorso alla cittadinanza. Sempre quel giorno, in Vestfalia una frana si è abbattuta sulla città di Blessem provocando diversi morti e trascinando via diverse abitazioni e automobili.
Alcuni numeri ci possono aiutare a comprendere l’entità dell’alluvione. Infatti, delle 120mila persone che popolano la valle dell’Ahr, circa un terzo è stato direttamente colpito dall’inondazione; più di 500 edifici sono stati distrutti completamente dai fiumi in piena, a cui si devono aggiungere gli altri 3mila che sono stati danneggiati, alcuni gravemente. Per questa ragione, una buona parte di essi dovrà essere demolita e poi un giorno ricostruita.
L’interno di una pizzeria, Euskirchen, 12 settembre 2021
Ponte divelto dal fiume Erft, 12 settembre 2021
Sono stati molti gli aiuti messi in campo da istituzioni e società civile nei confronti delle vittime. Oltre alla mobilitazione delle forze dell’ordine e dell’esercito, molti gruppi di volontari si sono mossi per aiutare la popolazione colpita dall’alluvione. Tra questi, come ci segnala Vincenzo Lullo, ci sono stati gli attivisti di Extinction Rebellion e Ende Gelände. Non solo, anche gli abitanti di città non colpite dall’inondazione hanno aperto le porte delle loro case per permettere agli sfollati di avere provvisoriamente un tetto sopra la propria testa. D’altra parte, anche il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) ha dato supporto alla popolazione colpita.
Cosa non ha funzionato?
Nonostante il servizio meteorologico federale tedesco (DWD) avesse diffuso l’avvertimento nel Paese, i cittadini della Renania-Palatinato non sono stati fatti evacuare per tempo. L’emergenza è stata gestita diversamente nella città di Liegi in Belgio, dove i cittadini hanno ricevuto l’avviso di evacuazione il 14 luglio, per paura che il fiume Mose potesse straripare. La stessa procedura è stata effettuata il 15 luglio anche in diversi comuni del Lussemburgo e a Maastricht, nei Paesi Bassi. Ma allora, che cosa non ha funzionato in Germania?
Hannah Cloke, idrologa tedesca che ha contribuito a creare l’osservatorio europeo sulle alluvioni dopo il disastro del 2002 (nell’agosto di quell’anno ci fu una delle più gravi alluvioni di sempre in Europa), ha dichiarato che l’intervento di evacuazione è stato «un fallimento colossale del sistema». Oltre all’avvertimento dei servizi meteorologici televisivi, secondo le ricostruzioni, il DWD avrebbe dato l’allarme il 12 luglio, scrivendo sui social media e inviando una notifica su un’applicazione utilizzata da più di 10 milioni di tedeschi. Dunque, la colpa è stata attribuita alle autorità locali, come dichiarato da Uwe Kirsche (portavoce del DWD), e dal ministro dell’Interno Horst Seehoer, che nonostante sia il responsabile di eventi come le alluvioni si è difeso dalle accuse dicendo che l’ordine dell’evacuazione non spettava al governo centrale, bensì alle autorità locali. Oltre all’inefficienza delle autorità, anche l’incredulità dei cittadini ha contribuito a far salire il bilancio delle vittime. Secondo il Wall Street Journal, molti abitanti hanno aspettato il suono delle sirene per cercare di mettersi in salvo, quando per alcuni era ormai troppo tardi. È stato dunque il sommarsi di una serie di problemi a generare una catastrofe di tale portata anche se il problema principale, secondo Hayley Fowler, professoressa che studia l’impatto del cambiamento climatico della Newcastle University, è che «c’è stata una sorta di interruzione delle comunicazioni» che ha reso possibile l’impensabile: più di cento morti a causa di un’alluvione prevista giorni prima. Dunque, per cercare di comprendere cosa effettivamente non abbia funzionato, i pubblici ministeri hanno avviato un’indagine. Il 6 agosto Euronews riporta che le prove raccolte sembrano confermare il sospetto iniziale di omicidio colposo.
La questione ambientale
L’impatto non è stato dannoso solamente per gli abitanti locali, ma anche per l’ambiente circostante. L’alluvione ha colpito gli impianti di trattamento delle acque reflue e gli impianti chimici, disperdendone i prodotti e inquinando il suolo sottostante. I campi coltivati ricoperti di fango, migliaia di tonnellate di rifiuti da smaltire, la fuoriuscita del carburante dalle auto distrutte: queste sono solo alcune delle conseguenze generate dalla catastrofe, in cui il dolore del lutto si unisce alle ripercussioni dei danni ambientali.
L’Agenzia per l’ambiente del NordReno-Westfalia ha segnalato che appena dopo le prime inondazioni si erano già formate delle strisce di petrolio sul Reno. Il pericolo si è riversato anche nelle falde acquifere lontane dalla Renania, motivo per cui i cittadini nel Brandeburgo, vicino a Berlino, sono stati avvertiti dalle autorità locali e per diverse settimane hanno fatto bollire l’acqua del rubinetto prima di utilizzarla. Per fortuna, le fuoriuscite di carburante dai veicoli sono state contenute, perciò il lavoro principale si è concentrato nel salvare le auto dal fango e rimuovere la massa dei veicoli.
Cosa rimane dell’alluvione
La Germania oggi conta 184 vittime, di cui 135 nella Renania-Palatino, 47 nella Renania Settentrionale-Vestfalia e due in Baviera. Tra le vittime anche quattro vigili del fuoco. Le ultime notizie che ci risultano dalla catastrofe del 15 luglio è il ritrovamento del corpo di una donna di sessant’anni, scomparsa nella valle dell’Ahr la notte dell’alluvione e ritrovata a Rotterdam lo scorso 30 settembre, a più di 300 km di distanza.
Il fotografo Vincenzo Lullo raggiunge la Renania Settentrionale-Vestfalia circa 2 mesi dopo il cataclisma del 15 luglio. La situazione è ancora drammatica: le città di Euskirchen e Bad Münstereifel, come si vede nelle foto, sono ancora completamente distrutte e quasi abbandonate, come fossero delle città fantasma. Lungo le strade si possono trovare resti di pianoforte danneggiati dall’inondazione; il centro della città di Bad Münstereifel, attraversato dal fiume Erft, nei primi giorni di settembre non presenta tracce di ricostruzione; così come gli interni dei negozi della città, ancora completamente spogli; della stazione di polizia di quella piccola città non sono rimaste altro che macerie. Solamente un bar e un kebab shop, che si trovano in una posizione un po’ più elevata, sono riusciti a rimanere intatti.
Le macerie della stazione di polizia di Bad Münstereifel, 12 settembre 2021
Ma nemmeno a Euskirchen le cose vanno meglio: locali distrutti, ponti divelti, parchi giochi con scivoli a terra. Come ci ha detto Vincenzo Lullo tutte le attività al piano terra sono state spazzate via. L’unica attività che si dà da fare per riaprire è il centro commerciale di Euskirchen: «chi ha i soldi sopravvive anche al climate change, chi non ne ha muore», questo è stato il pensiero di Lullo.
Parco giochi distrutto dall’alluvione, Euskirchen, 12 settembre 2021
D’altra parte, però, tra memoria e messaggi di speranza, i tedeschi cercano di andare avanti. Impronte di mani proprio per ricordare la tragedia del 15 luglio vengono lasciate lungo le vetrine di quelli che un tempo erano negozi, ristoranti o pizzerie. Ma anche messaggi di speranza: wir danken den vielen helfenden (ringraziamo i tanti che ci hanno aiutato), danke an alle helfer (grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato).
Messaggi di speranza, Bad Münstereifel, 12 settembre 2021
L’impronta lasciata su una vetrina, Euskirchen, 12 settembre 2021
Vincenzo Lullo ha deciso, infine, di immortalare un disegno, fatto col fango, di una faccia stilizzata. Questa, in un certo senso, contiene tutto ciò che è stato e sarà l’inondazione in Germania: la faccia è sorridente, per trasmettere speranza che una tragedia di tale portata non avvenga mai più, ma è allo stesso tempo inquietante, per ricordare a tutti quel passato ancora troppo recente per essere dimenticato.