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Azionariato critico
Uno strumento per la costruzione di un futuro più responsabile
Il cittadino deve acquisire gli strumenti per divenire attore protagonista del cambiamento che avverrà nei prossimi anni. Secondo una nota di Banca Italia dell’anno scorso, in Italia il risparmio delle famiglie depositato sui conti correnti postali ammonta ad oltre 1.100 miliardi. Uno dei più alti al mondo. L’uso corretto del proprio risparmio, spesso depositato presso banche di cui non si sa in maniera trasparente come gestiscono quei soldi, giocherà un ruolo chiave per la crescita dei prossimi anni. Tale crescita va intesa dunque non solo in relazione a prodotti, e a profitti, ma soprattutto come una nuova capacità di guardare alle tematiche sociali e ambientali, in un’ottica di sviluppo sostenibile a lungo termine. Infatti le banche sono solite dedicare una buona parte delle loro risorse all’investimento azionario. Abbiamo già espresso in molti lavori realizzati e usciti su Scomodo quanto sia importante quando si investe valutare non solo la possibilità di realizzare profitti, ma anche considerare, accanto ai margini di crescita strettamente economica, fattori di impatto sociale e ambientale. Ciò può avvenire attraverso la partecipazione azionaria etica. Essa può essere distinta in due particolari tipologie di intervento: l’azionariato critico e l’azionariato attivo. Per analizzarle guardiamo dunque al lavoro svolto dal principale attore in Italia per quanto riguarda l’azionariato etico, Banca Popolare Etica, con la sua articolazione interna: da un lato la fondazione finanza Etica, dedita alle iniziative e campagne legate all’azionariato critico, dall’altro Etica Sgr che svolge l’azionariato attivo.
Ciò che le accomuna è chiaro ed è il tema della responsabilità sociale e ambientale di Impresa. La differenza tra azionariato attivo e critico è molto sottile e capita che le due attività siano svolte contemporaneamente.
L’azionariato critico consiste nel comprare un numero simbolico di quote azionarie di un’impresa anche rispetto alla quale si è fortemente critici, per intervenire in sede assembleare, dove sono soliti sedere piccoli e grandi azionisti, giornalisti e soggetti commerciali di ogni tipo. Infatti, basta comprare anche una sola azione di un’impresa quotata in borsa per avere il diritto di entrare in assemblea, di prendere la parola, di esprimere dubbi e valutazioni essenziali, di esigere risposte in merito a bilanci, relazioni, piani e obiettivi strategici a lungo termine dell’impresa.
“In generale si può dire che l’azionariato critico si sviluppa su imprese e Stati che non hanno superato lo screening negativo o positivo e che dunque, in condizioni normali, sarebbero state escluse da un investimento responsabile perché operanti in settori controversi o perché il loro impatto Esg ( ambientale, sociale e di governance, ndr) non è positivo”. Questo spiega Mariantonietta Intonti, professoressa degli Intermediari finanziari all’Università di Bari, membro del comitato etico di Etica Sgr. “In questo caso il fondo può scegliere di investire comunque in questo tipo di emittenti con piccole partecipazioni simboliche perché intende coinvolgerli in un processo di responsabilizzazione e fare pressione perché le prassi di gestione cambino”.
Dell’azionariato attivo invece si occupa Etica Sgr, rivolgendosi ad aziende possedute in modo consistente nel proprio portafoglio azionario, aziende che hanno superato la selezione basata sui criteri Esg e che si crede possano portare a buoni profitti, oltre che alla generazione di un sistema con impatto positivo sulla società.
La stagione calda per gli azionisti critici è alle porte. Gli interventi, possibili nelle assemblee annuali degli azionisti, saranno tutti compresi tra la fine di aprile e gli inizi di giugno. La nostra redazione seguirà attentamente questi interventi per tutto il 2021, per raccontare le aspettative di chi crede in una società più sostenibile e maggiormente equa. Seguiremo gli interventi della Fondazione Finanza Etica, che dal 2007 è impegnata in interventi di azionariato critico.
Il primo intervento del 2021 riguarderà Roma, una delle città in cui siamo maggiormente presenti, e riguarderà una delle più grandi aziende operanti in città: Acea.
Serve un’accelerata
Il 10 marzo sono entrate in vigore le nuove regole europee sugli investimenti sostenibili: il Regolamento UE 2019/2088, adottato nell’ambito dell’Action Plan UE per la finanza sostenibile, un passo importante nel supporto del “green deal europeo”. Tuttavia è chiaro quanto questo non sia ancora abbastanza.
Per accendere una discussione sulla diversità della finanza etica e della finanza sostenibile e per riflettere sulla complessità dei cambiamenti in atto che non possono essere scissi dalle questioni ambientali e sociali, ma vanno affrontati insieme con uno sforzo inaudito, aiutano le parole di Anna Fasano, di Banca Etica: “ La finanza etica è un insieme di valori che vanno dalla tutela dell’ambiente al rispetto dei diritti umani, ad una corretta governance aziendale. Dalla trasparenza delle policy al rifiuto dei paradisi fiscali, dal contrasto alla speculazione finanziaria alla massimizzazione dei benefici per la collettività”. A giudicare dai documenti che sono trapelati fino ad ora, il regolamento che entrerà in vigore nei prossimi mesi, non sembra voler escludere investimenti in gas naturale e nucleare, non riconoscendo e trascurando almeno in buona parte la dimensione sociale e tutta una serie di fattori fondamentali dalla speculazione all’elusione fiscale alla parità di genere. Scindere la questione ambientale dalla questione sociale sarebbe una follia e per questo crediamo sia molto difficile che ciò avvenga.
Siamo in un momento storico in cui è chiaro quanto il confine tra speculazione finanziaria basata su movimenti di breve termine e investimento sia sempre più labile e indefinito, confuso.
I grandi movimenti del mercato di questo ultimo periodo hanno mostrato la forza e la pericolosità di questa enorme tensione speculativa.
Negli ultimi anni, grazie ad una forte spinta dal basso e numerosi percorsi di consapevolezza, è nata una nuova forza che ha un obiettivo molto chiaro : tutelare gli interessi degli stakeholders. La finanziarizzazione dell’economia ha reso necessari degli interventi finanziari a sostegno di questa forza propulsiva, e ha reso la finanza uno strumento fondamentale nella battaglia per il cambiamento.
Il capovolgimento nella tutela degli interessi da quelli degli shareholders a quelli degli stakeholders è alla base dell’ azionariato critico e dell’azionariato attivo. L’obiettivo del management e della dirigenza aziendale non può essere esclusivamente la massimizzazione del profitto, in termini di dividendi e plusvalenze, come unico parametro per orientare le strategie e le scelte aziendali, mettendo per definizione in secondo piano gli interessi degli stakeholders, come dei lavoratori, dei clienti, delle categorie più svantaggiate, delle comunità locali.
Gli strumenti in mano all’azionista critico
Come abbiamo già visto l’azionariato critico nasce da una forte spinta dal basso, da piccoli azionisti o da reti della società civile.
Una volta acquisite delle azioni, che garantiscono per loro natura il diritto di voto in sede assembleare, l’azionista ha diversi strumenti in mano. Durante l’assemblea, dunque, in merito ai vari punti all’ordine del giorno, si può intervenire e fare domande specifiche sui diversi argomenti affrontati in assemblea. Il momento centrale dell’assemblea è solitamente l’approvazione del bilancio. Seguono poi la spartizione degli utili, i piani di remunerazione dei manager e, ogni tre anni, il rinnovo del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale. Intervenendo sul bilancio è possibile fare domande su tutti gli aspetti che si ritiene abbiano un impatto sui numeri del bilancio, o che riguardino elementi legati a questo, come procedimenti giudiziari e società controllate. Ovviamente trovare il nesso tra i temi affrontati e i dati di bilancio è essenziale, per evitare che le proprie domande risultino inutili e vengano liquidate. Infatti, Fondazione Finanza Etica nel suo report sull’azionariato critico scrive: “ ad esempio, il coinvolgimento di un’impresa in controversie di tipo ambientale potrebbe avere conseguenze negative sulla reputazione dell’azienda, e quindi sul suo marchio, portando a un calo delle vendite. Oppure potrebbero essere comminate sanzioni da parte delle autorità che, una volta pagate, farebbero diminuire gli utili da distribuire a tutti gli azionisti”.
In Italia, come nella maggior parte dei Paesi europei, è molto difficile presentare mozioni, e quindi nuovi punti all’ordine del giorno dell’assemblea. Si deve avere una partecipazione azionaria più estesa: 2,5%. Una soglia molto elevata e difficilissima da raggiungere da parte dei piccoli azionisti. L’auspicio è che nei prossimi anni la rete si ampli e altri soggetti entrino in gioco, capaci di stanziare capitali che rendano possibile un intervento ancora più d’impatto, e allo stesso vengano ridotte le soglie di partecipazione per rendere maggiormente partecipi e consapevoli i cittadini delle scelte strategiche delle aziende operanti che determineranno parte del loro futuro.
Interventi e successi
L’avvio dell azionariato critico di Fondazione Finanza Etica inizia nel 2007 e fino al 2016 si concentra esclusivamente su Eni ed Enel. Come riferisce il report sull’ azionariato critico della Fondazione Finanza Etica, ad Eni si chiede di “porre maggiore attenzione a due progetti che potrebbero comportare rischi finanziari per la compagnia”, mentre le domande per Enel vertono sulla politica energetica del gruppo, fortemente criticata perché troppo orientata ancora allo sfruttamento di fonti inquinanti e pericolose, tra cui il carbone e il nucleare.
Su proposta della Rete italiana del disarmo nel 2016 la fondazione acquista delle quote del gigante della difesa di grande partecipazione statale, Leonardo. Nel 2017, con il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, la fondazione ha inaugurato anche la partecipazione critica ad Acea. Nel 2018 infine si è aggiunta anche la partecipazione Generali e nel 2019 quella nel gigante svedese del fast fashion: H&M.
Alcuni successi significativi riguardano i due colossi energetici, Eni ed Enel.
Gli interventi fatti dalla Fondazione sono di sostegno alla campagna di Re:Common e alle campagne contro la costruzione di cinque grandi dighe nei territori incontaminati della Patagonia cilena, progetto portato avanti da Enel.
Come riporta il report della fondazione “Ad Eni si chiede di porre maggiore attenzione a due progetti che potrebbero comportare rischi finanziari per la compagnia : il gas flaring nel Delta del Niger e l’estrazione di petrolio dalle profondità del Mar Caspio, in Kazakistan”.
Invece, “Nel 2009, 2010, 2011, 2012 e 2013 Fondazione Finanza Etica interviene alle assemblee di Enel a sostegno di Crbm (Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, oggi Re:Common) e delle campagne contro la costruzione di cinque grandi dighe nei territori incontaminati della Patagonia cilena. Il progetto è guidato dal consorzio HidroAysén, controllato con una quota maggioritaria da Enel. Crbm fa intervenire in assemblea come azionisti il vescovo dell’Aysén, Luis Infanti, oltre a rappresentanti della comunità indigena Mapuche, minacciata dalla costruzione delle dighe e attivisti di “Patagonia sin represas” (Patagonia senza dighe). In Cile, migliaia di persone protestano ripetutamente nella capitale Santiago. In Italia, le domande e le proteste degli azionisti critici e il muro di gomma di Enel finiscono su tutti i principali organi di stampa”.
Dopo una battaglia durata circa sei anni, In Italia si raggiunge un risultato clamoroso, le proteste e le domande poste in assemblea dagli azionisti critici ottengono una grande risonanza mediatica, finiscono su tutti i principali organi di stampa. Sei anni di battaglia, con un inaudito coinvolgimento delle reti della società civile e di ordini religiosi, portano nel 2014 il governo cileno a decidere di rigettare la valutazione di impatto ambientale per il progetto Hidroaysen 2, che viene finalmente archiviato da Enel.
Ciò mostra l’importanza dell’azionariato critico come primo passo per la sensibilizzazione massiva dell’opinione pubblica, che grazie alla sua pressione è stata in grado di bloccare un progetto così dannoso per il pianeta e per le comunità locali. L’unione di forze da una parte all’altra dell’oceano è stata in grado di fermare l’azienda, in un primo momento sorda, quando le proteste erano solo in patria.
Quello dell’azionariato critico sarà un argomento che riprenderemo più volte nel corso del 2021, per comunicare ciò che un’intera comunità sta chiedendo ormai da decenni al sistema produttivo e, nello specifico, ad alcune grandi imprese quotate. Non ci limiteremo a lavori editoriali, ma li affiancheremo a campagne e azioni pensate per divenire massive, impattanti e coinvolgenti. Perchè è una battaglia che ci tocca tutti e sempre di più ci riguarderà negli anni a venire.
Articolo di Nicolò Lauzi e Lorenzo Cirino