Club Godo: una cartografia del piacere

Il sesso non penetrativo e l’educazione sessuale accessibile

09/11/2022

Qui si parla di sesso, di tutto ciò che c’è da sapere senza passare necessariamente dalla classica penetrazione. Questa sai già come funziona quindi non serve che ti faccia un disegnino, giusto?

In queste due frasi l’autrice francese Jüne Plã introduce sinotticamente ciò che nel suo libro Club Godo il lettore o la lettrice dovranno aspettarsi di leggere e vedere. Due frasi permeate dallo spirito di tutta la “Cartografia del piacere” e dalle intenzioni della scrittrice, per quanto semplici e immediate. Perché, eufemizzando, è esattamente quello che fa: disegnini per spiegare il sesso. Plã nella vita disegna personaggi dei videogiochi e ama il sesso, in ogni sua forma. Ma, sia nel libro che nelle interviste, ha dichiarato che non è mai stato facile riuscire a far capire ai suoi partner sessuali come e dove agire per poter raggiungere una profonda sensazione di piacere e godimento. La sua personale soluzione a questo fastidioso problema è stata di disegnare ciò che voleva farsi fare, i punti in cui voleva essere toccata e come, approfittando del suo talento e professionalità da character designer, riuscendo a stilizzare le varie parti anatomiche coinvolte. Da qui la decisione di caricare online questi disegni e creare una community dove confrontarsi e consigliarsi sui vari e diversi modi per raggiungere il piacere, fisico e mentale, da soli o in compagnia. La pagina Instagram si chiama Jouissance Club (@jouissance.club) e in poco tempo ha attirato utenti da tutto il mondo e di tutti i sessi. La creatrice si è sempre impegnata per creare un ambiente il più inclusivo possibile, rispettoso dei diversi punti di vista, delle diverse storie degli utenti, mai giudicante ma sempre accogliente. Un vero e proprio piccolo angolo non-fisico nel quale tutte le normali convenzioni sociali sulle tematiche sessuali perdono di significato, lasciando spazio alla creatività e allo scambio, senza pressioni o giudizi. Confrontandosi ogni giorno con migliaia di utenti, la giovane illustratrice si è resa conto del potenziale di ciò che stava facendo, di come da una simpatica risoluzione di un problema quotidiano può nascere una vera e propria rivoluzione politica, in grado di ristabilire i paradigmi sociali di come il sesso e la sessualità vengono collettivamente intesi. Come sosteneva George Orwell, dietro ogni forma d’arte si nasconde un atto politico. La pubblicazione di questo libro, che raccoglie le varie forme di piacere illustrate con “disegnini” sobri e dritti al punto, mai volgari o fuori luogo, è stata solo la conseguenza di un’esigenza che si è rivelata essere collettiva. La sfera sessuale individuale e collettiva è ancora considerata, dove più, dove meno, un imbarazzante e compromettente tabù e Club Godo invita, tra le altre cose, ad una visione del sesso come un qualcosa di positivo e gioioso, di cui andare fieri, di cui poter parlare senza paura di sentirsi giudicati per cosa ci piace fare in sedi intime. L’obiettivo è di rafforzare l’idea collettiva del sesso. Sfogliando il libro, strutturato come una specie di enciclopedia illustrata, ci si affeziona facilmente al tono usato, a come l’autrice si rivolge al lettore e alla lettrice, usando un linguaggio inclusivo, attraverso tre principali personaggi: Trallallero, il soggetto dotato di pene, Trallallà, il soggetto dotato di vagina e Oplalà che forse ha entrambe le cose, citando direttamente l’introduzione. Già dalle prime pagine Jüne Plã dimostra una profonda consapevolezza di ciò che sta facendo e del sistema all’interno del quale opera, ovvero quello che non prevede una libera espressione della sessualità, nel quale il femminismo attivista viene percepito troppo spesso come una minaccia, una nicchia isterica, e ne prende atto con elegante ironia, spesso giocando e scherzando su queste consapevolezze. Critica, infatti, senza mezzi termini, l’industria del porno, l’industria cinematografica, la monotonia dell’amplesso orgasmo-centrico, sostenendo che è sempre stata inoculata in noi un’idea ben precisa del sesso, dalla quale non si può scappare. Con la sua pagina social e conseguente libro tradotto e venduto in tutto il mondo, intende fare esattamente questo, evadere da questa invisibile prigione sociale. Si pone, inoltre, un altro obiettivo ben preciso, quello di sfatare un grosso mito: il sesso non è solo penetrativo. Quelli che vengono erroneamente chiamati “preliminari”, come se fossero “prima” di un qualcosa, sono in realtà già una forma di atto sessuale, come lo sono le carezze, i baci e qualunque altra forma di corpo e/o corpi che si rispettano e intendono farsi godere a vicenda, dove il concetto di godere è strettamente personale e soggettivo. In questa “cartografia del piacere” la giovane illustratrice intende stravolgere il banale concetto di sesso che ancora oggi è invaso d’un sapore d’antan, ristabilire il paradigma di cosa ci è socialmente concesso fare per godere e far godere (spoiler: tutto, fintanto che si agisce nel rispetto del proprio corpo e del corpo dell’altra persona/altre persone), ridefinire l’idea di orgasmo, preliminari, penetrazione, soggetto attivo e passivo, mascolino e femminile, aprendo la strada e cavalcando un’onda verso quella che sembra essere la prossima rivoluzione sessuale, il tutto attraverso testi semplici e discorsivi, praticamente delle lettere ad un amico, e con disegni dal tono minimal ma pregni di esaustività, oltre che conditi da una sentita critica politica e sociale.

SESSO NON PENETRATIVO, NON ORGASMOCENTRICO, NON ETERONORMATIVO

Vivere in un mondo capitalista che ci spinge a far diventare produttivo ogni momento ci fa ricadere sempre negli stessi schemi ripetitivi rendendo molto difficile prendersi del tempo per fermarsi a riflettere su come viviamo o su come potremmo vivere meglio la nostra intimità e la nostra vita sessuale. Inoltre la società patriarcale ed eteronormante che ci circonda e che determina profondamente la maggior parte dei contenuti a cui ci esponiamo, influenza fortemente la nostra concezione di piacere, come viverlo, come provarlo e come partecipare a quello di altre persone: il sesso è ancora spesso considerato un tabù da un lato, e dall’altro è onnipresente nella nostra quotidianità ma in un modo totalmente distante e falsato rispetto alla realtà, lasciando così tracce che influiscono sulla nostra autostima e sulle nostre convinzioni riguardo al piacere, il nostro e quello delle persone con cui stiamo. Ci viene mostrato, raccontato, insegnato che una persona munita di pene penetra e che una persona munita di vagina è penetrata, lasciando pochissimo spazio alla possibilità di stimolare la creatività per uscire dalla nostra zona di comfort e scoprire così una sessualità molto più ricca e appagante.

Da questa concezione ingannevole deriva la nostra abitudine di fare sempre le stesse cose durante i rapporti, come se fosse un copione da ripetere: “si cominciava puntualmente con un cunnilingus o una fellatio, che il più delle volte servivano solo a lubrificare e a preparare il terreno per il tanto sospirato coito, dopodiché, BAM!, collisione tra genitali e poi, BUM!, sborrata, e a quel punto si archiviava la pratica”. In questo modo Plã si lamenta della monotonia della (purtroppo!) solita e ripetitiva sequenza “preliminari, coito, eiaculazione”. Questa modalità è sicuramente influenzata dal porno, dai film e da tutte quelle immagini che ci propongono peni che penetrano e vagine che li accolgono godendo in modo spropositato e incredibilmente simultaneo, che, imitate e rimesse in atto, ci fanno provare un profondo senso di inadeguatezza. Questo disagio è dovuto al fatto che ci troviamo di fronte a un modello che è però irraggiungibile in quanto praticamente irrealizzabile e inesistente.

L’orgasmo ottenuto attraverso la penetrazione non deve e non può essere la norma dei nostri rapporti sessuali, né tantomeno deve o può essere il Santo Graal del bel sesso. Senza mettere in discussione il piacere che il coito può dare, Plã suggerisce che non debba essere al centro dei nostri rapporti, né essere ripetuto all’infinito né essere il fulcro della nostra sessualità. La penetrazione non è l’obiettivo finale da raggiungere nel sesso.

Considerare tutto ciò che non è penetrazione come parte dell’atto sessuale vero e proprio aiuterebbe a rendere il sesso più ricco e più equo, qualcosa di speciale e sempre diverso. Inoltre è fondamentale, come suggerisce Plã, rendersi conto che non si tratta di avere o meno un orgasmo, questa è solo la parte visibile del meraviglioso iceberg che è il sesso, che per essere esplorato richiede fantasia.

L’obiettivo di Plã è quello di fare un po’ di chiarezza e di provare a rendere il sesso più entusiasmante e più equilibrato, qualcosa di speciale e sempre diverso. Così come non mangiamo ogni giorno la stessa cosa anche se ci piace molto perché dopo un po’ non ne potremmo più, allo stesso modo è importante variare la nostra attività sessuale.

Oltre a un’approfondita guida, scritta con la partecipazione di esperte ed esperti, che approfondisce le basi dell’anatomia, della meccanica e della salute che riguarda i nostri genitali, June Plã ci offre delle pagine interamente dedicate al piacere, al divertimento e alla creatività per dare la possibilità a chi legge di imparare a conoscere tutte le zone erogene e il vasto mondo di possibilità in termini di movimenti per stimolarle, piacere e sensazioni. È molto importante infatti avere consapevolezza che esistono numerosi punti da stuzzicare e con cui divertirsi per provare e per dare piacere, e a volte addirittura per poter raggiungere un diverso tipo di orgasmo. Il motivo per cui questi punti purtroppo non sono conosciuti è principalmente perché non sono raggiungibili dalla penetrazione. Per scoprire tutte le possibilità che il nostro corpo ci offre per provare piacere, bisogna prepararsi a usarlo nella sua completezza, sperimentando “con la lingua, con le mani, con i piedi, con la testa, usando corde e accessori di ogni genere, e chi più ne ha più ne metta”. Questo proprio perché tutto il corpo è una zona erogena e c’è moltissimo da esplorare oltre ai genitali. Il sesso insomma, non deve essere penetrativo e orgasmocentrico ed è importante considerare la penetrazione come una delle tante opzioni.

In questo senso è fondamentale la creatività, su cui Plã insiste molto e che inserisce tra i pilastri di una sessualità appagante insieme al consenso, alla comunicazione, alle carezze e al dono di sé, al rispetto reciproco, all’ascolto e all’osservazione.

Per tutto ciò è necessaria immaginazione, voglia di fare e di mettersi in gioco, e tempo. Non occorre ovviamente mettere in discussione ogni cosa, ma anche solo provare una nuova tecnica o una nuova fantasia ogni volta che si ha un rapporto sessuale può essere elemento di svolta nel nostro modo di vivere il sesso e il piacere.

Purtroppo però non è un percorso facilissimo, perché l’argomento sesso rimane un grande assente nella quotidianità di una società patriarcale eteronormante e capitalistica. Per fortuna però, per arricchire e stimolare la nostra vita sessuale possiamo fare affidamento a libri, pagine Instagram e blog, un po’ come quando vogliamo cucinare e cerchiamo ispirazione tra i ricettari. Anche se non dovrebbe essere frutto solo dell’iniziativa individuale di chi mette a disposizione le proprie conoscenze e il proprio interesse per la comunità, ma piuttosto dei programmi scolastici, informativi ed educativi che si dovrebbero occupare di una corretta e approfondita educazione sessuale accessibile a tutte le persone.

EDUCAZIONE SESSUALE ACCESSIBILE

Approvata per la prima volta nel 2009, e pubblicata nella sua ultima versione a gennaio 2019, l’International technical guidance on sexuality education è una guida prodotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità insieme all’Unicef, all’UNESCO, all’UNAIDS (Joint United Nations Programme on HIV/AIDS), all’UNFPA (United Nations Population Fund) e all’UN Women (United Nations Entity for Gender Equality and the Empowerment of Women). Lo scopo è quello di “preparare i giovani a una vita sicura, produttiva, soddisfacente in un mondo dove HIV e AIDS, infezioni sessualmente trasmesse (IST), gravidanze indesiderate, violenza di genere e subalternità di genere espongono ancora a seri pericoli il benessere dei giovani”.

Nel report del Parlamento Europeo intitolato “Policy Department. Citizens’ rights and Costitutional Affairs” del 2013 si evidenziava però come l’educazione sessuale fosse obbligatoria nella maggior parte degli Stati Membri dell’Unione Europea, tranne in Bulgaria, Cipro, Italia, Lituania, Polonia, Romania e nel Regno Unito.

A quasi 10 anni da questa pubblicazione è inevitabile domandarsi se e in che modo sia cambiata la situazione nel nostro paese. Spoiler: non è cambiato niente. Ci sono state alcune proposte di legge volte a regolamentare l’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole (per esempio, nel 2015, la proposta di legge Chimienti, e il comma 16 della riforma “La Buona Scuola”), ma nessuna di queste è andata a buon fine. Di recente Flavia Restivo, Andrea Giorgini e Isabella Borrelli hanno lanciato una petizione a favore dell’introduzione dell’educazione sessuale, affettiva e alla parità di genere nelle scuole, anche se, per il momento, riguarda solo Roma e la Regione Lazio.

Il punto è che gli stessi politici che dovrebbero occuparsi di istituire delle norme che regolamentino l’insegnamento dell’educazione nelle scuole sono fermi all’idea per cui un’educazione sessuale che abbia inizio dall’infanzia significhi esporre precocemente i bambini a discorsi e immagini che non hanno gli strumenti per comprendere. Risale a maggio di quest’anno, per esempio, un Tweet di Matteo Salvini che recita “Parlare di sesso, di coito e penetrazione a bimbi delle scuole elementari? Dal 70% di mamme e papà, me compreso, un secco NO.” Ma l’educazione sessuale, come si legge sul sito del Ministero della Salute, “è qualcosa di più un trasferimento di informazioni di tipo medico-sanitario essendo strettamente connessa con l’educazione all’affettività e alle relazioni, al rispetto dei diritti umani e della parità tra i sessi”. A comprovare la validità di un modello educativo che preveda l’insegnamento della disciplina sin dall’infanzia esiste per esempio il “modello olandese”: nei Paesi Bassi si comincia con una settimana all’anno, a frequenza obbligatoria, alla scuola materna, e si continua con un percorso di educazione sessuale onnicomprensiva che accompagni i bambini durante tutto il percorso educativo.

D’altronde, bisogna pur fare i conti con tutti gli elementi che porteranno inevitabilmente i bambini a scontrarsi con la sessualità sin dalla giovane età. In primis c’è la loro curiosità, che li porterà a esplorare le sensazioni legate all’apparato riproduttivo, ci sono gli ormoni che li spingeranno a sperimentare, c’è internet, dove basta una ricerca per accedere alla pornografia. Inoltre i bambini hanno bisogno di un approccio alla violenza di genere che permetta loro di formarsi contrastandola al posto che alimentandola, di un’educazione affettiva che li lasci dialogare con la propria emotività e di una cassetta degli attrezzi che li preservi da malattie e da gravidanze indesiderate prima che sia troppo tardi (e si scontrino con le difficoltà ad abortire o a curarsi senza essere stigmatizzati).

In un momento in cui l’educazione sessuale è affidata alle politiche territoriali o ai singoli istituti che possono arbitrariamente accettare o meno la presenza di enti privati che sfruttino quantomeno i momenti di assemblea per dare ai ragazzi gli strumenti per formarsi e informarsi, si rende sempre più urgente e necessaria una legge su scala nazionale che imponga nelle scuole un’educazione sessuale onnicomprensiva e instauri da subito una consapevolezza a 360 gradi sul piano dell’affettività e della sessualità.

Lo scenario non è dei più rosei, ma per fortuna ci sono anche delle buone notizie. Dal basso, infatti, autori e divulgatori si stanno muovendo per diffondere in molti modi notizie riguardanti il piacere, la prevenzione delle infezioni, la violenza di genere e la gestione dell’affettività. In attesa che i cambiamenti giungano anche dall’alto, è dunque fondamentale informarsi e consapevolizzarsi partecipando ai numerosi Festival e incontri organizzati su questi temi (quest’anno, per esempio, vari erano gli incontri proposti al Salone del Libro di Torino, come quello con Jüne Plã moderato da Carlotta Vagnoli), e investire in testi in grado di abbattere il tabù ancora dominante che fa sì che la sessualità sia ovunque ma non se ne parli mai davvero. Club Godo, è evidente, è uno di questi.

Articolo di Brando Carasso, Chiara Pedrocchi e Carlotta Perego