Per accessibilità si intende la capacità di fornire informazioni fruibili a tutti, inclusi coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari. Abbattere le barriere alla fruizione dei contenuti è il primo passo per permettere a più persone di partecipare e contribuire al cambiamento.
Per questo noi di Scomodo stiamo cercando di inserire strumenti che favoriscano la lettura e la navigazione del nostro sito a quanti più utenti possibile.
Cosa stiamo facendo? Stiamo cercando di migliorare sempre di più l’accessibilità delle informazioni e delle interazioni anche per chi ha necessità particolari: come ad esempio chi può navigare solo con la tastiera, oppure chi ha difetti della vista o disturbi del neurosviluppo che riguardano la capacità di leggere.
Un menu laterale, sempre visibile, ti permette di modificare la visualizzazione della pagina in modo da facilitare la navigazione a seconda delle tue esigenze:
Hai trovato difficoltà? Puoi scrivere a tancredi@leggiscomodo.com.
Il tuo aiuto ci fornirà ulteriori spunti per migliorare l’accessibilità del nostro sito.
Chiudi


Colloqui con te stesso
Ep.3
di Federico Guida
C’è un venditore ambulante seduto su uno sgabello di plastica che non guarda mai in camera. Con dei colpi precisi di mannaia lavora una noce di cocco. Il bambino biondo di fronte a lui intende rinfrescarsi in quella che sembra una giornata tropicale ed è pronto a barattare una banconota straniera per questa specialità locale. La lama affonda con potenza scoperchiando il cocco e una cannuccia viene infilata dall’estremità aperta. Il bambino con le braccia tese aspetta di accettare lo scambio. Dopo il primo sorso il bimbo sorride, si gira verso la telecamera, e sorride di nuovo. ⇨
Un cuoco asiatico muove in aria con fendenti veloci un coltello che sembra un machete e la sua maestria nel maneggiarlo è indubbia. Sul tagliere basta, questo già l’ho visto. ⇨
Un calice pieno a metà e un orologio con il quadrante lucente e le lancette spesse e argentate sul polso di questo che che cojoni solo ‘ste cose pubblica. ⇨
Dapprima è buio, poi luci e rumore e ancora buio e luci, e una ragazza dai capelli rossi, che ha indosso un vestito viola e balla muovendo la testa. Quando si accorge della telecamera si apre in un sorriso troppo bianco, ultravioletto per via della luce della stanza e accenna un whoo di gioia. ⇨
Riappare in primo piano con altre due ragazze al fianco, ed ora sono in tre a ballare e a divertirsi, vestite di viola come tutti gli altri nella stanza. È tornato l’evento più ecosostenibile della settimana capitolina, dove techno e natura si fondono nel rispetto più ossequioso per entrambe le parti. È una voce che fuoriesce dalle casse a interrompere la musica. Siete carichi? e la massa di persone alle spalle delle ragazze si unisce in un boato di approvazione. La traccia è tornata, la gente lo nota, e tutto è così veloce, i piedi battono, le mani in alto, i fari viola, e la musica che sale e cresce tanto tanto tanto tanto ed è lì lì per rompersi —
Siete pronti per la fin ⇨
e del mondoooooooo?
Noooooooo!
That’s right! Let’s save the fucking wooooooor—
Il drop taglia la fine della frase, facendo vibrare il DirtyMirty nel bicchiere della ragazza con i capelli rossi, ed ancora note mute scuotono la stanza e le teste dei presenti. Mirtodì Botanico. Vestiti anche tu di viola se sei un Mirtire della società!, un altro boato collettivo, e la musica sembra un temporale, la gente balla, la ragazza e le sue amiche spariscono, e quindi è così che lo chiamano adesso, Mirtodì Botanico. Hai capito Giuggia quanto s’è fatta figa, se Zanna la rivede s’ammazza. L’anno scorso poi non era felice se non ci trascinava al Guavedì BoTannico, e ora ci va da sola con le amiche. Sempre al solito posto, peggio de noi col Ritrovo. Quest’anno almeno gli organizzatori hanno cambiato giorno e tolto una N, che botta de vita. ⇨
Una mano apre una tenda rossa svelando un uomo in giacca nera e cravatta nerissima in piedi dietro un banchetto. L’uomo si trova all’inizio di una stanza circolare e vedendo le persone arrivare comincia a scorrere il dito lungo una lista.
Voi siete?
Zanna, Cima, Ribe e —
A posto, trovati. Benvenuti nella stanza scelta da Marco Aurelio, la Stanza Sisifo, ecco il gettone per la consumazione, dice, e si fa di lato per permettere il passaggio. Congratulazioni per aver trovato l’entrata!
Poi li guarda dritto negli occhi, Vi ricordo che è inoltre vietato fare foto o video all’interno della stanza, e così non gli si vede più la faccia ma le scarpe, anch’esse nere, e la sua voce risulta più ovattata, quasi coperta. Quattro paia di piedi sono fermi di fronte all’uomo che continua a parlare, Va da sé che non è consen ⇨
tito alcun tipo di Instagram Stories. Un paio di AirMax si avvicina quindi alle scarpe nere, e la visuale segue ogni suo passo, Non si preoccupi, non è un problema per noi, Instagram neanche ce l’abbiamo. Ed ecco che comincia la monnezza de ieri sera, eccola qua, mi viene da vomità solo a rivederla. Fossi in Ribe cancellerei tutte le storie appena sveglio, che tra Stoici ed Elitari non se sa chi è più strano — ma quello sicuro sta ancora a dormì. E non una, ce ne stanno duecentomiliardi, avrà ripreso pure mentre pisciava. Se il buttafuori non avesse detto niente ne faceva al massimo due, probabilmente quella della torta o del Guelfo Grigio che ce recita la poesia. Ma poi non aveva detto di avere il cellulare scarico? ⇨
Le AirMax sono di un bianco sporco ma i lacci sembrano nuovi. Passo dopo passo si fanno strada tra stivaletti, sneakers, anche sandali, soprattutto sandali, in cuoio marrone, tutti uguali tra loro e con una lettera scarlatta cucita vicino la fibbia, una S. Un movimento rapido rende tutto sfocato, poi le teste dei partecipanti in primo piano e una rampa sullo sfondo — la salita è ripida, una sorta di rupe che delimita la fine della stanza, con delle funi che collegano terra al ripiano orizzontale in cima, dove un tavolo con una tovaglia bianca e un ragazzo che sembra indossare una toga presiedono la pista, e giusto là sopra poteva farsi trovare dai suoi ammiratori, ad accoglierci a braccia aperte. E adesso invece, che ore sono?, le 16 e 12, beh a quest’ora penso sarà passato almeno per Watford, avrà già congedato stoicamente chi doveva congedare all’arrivo, e il plotone universitario di ritorno dopo esser stato dismesso lo avrà incrociato al bivio fuori dall’aeroporto ma avrà riferito di non averlo visto. Ci va a piedi verso la santificazione, verso ‘sto successo, oh ieri glielo attribuivano tutti, ce ne fosse stato uno in grado di definirlo, Che intendi per successo scusa? Beh Cambridge e tutto il resto, mi sembra chiaro no?, mica tanto. Ma sì, che ci arrivi a ‘sta gloria eterna nell’alto dei cieli amen, in fondo sono felice per lui, mica geloso, mi fa solo ridere pensare a quando je davamo buca al cornettaro, a quando chiamava e non rispondevamo, e mo’ ieri sera ci aspettava come un santone in toga sulla cima de qualche tipo de eremo stoico, e la gente se veste come lui, lo imita, lo ammira, lo celebra, mentre noi lo evitavamo, e sempre noi ora che andiamo alla sua festa d’addio, manco fosse l’estrema unzione, e lui sente di poter pontificare e giudicare, di trarre conclusioni e fare paternali non richieste, di promettere regali a fine serata da bravo filantropo e di mantenerle pure ‘ste promesse, e ora sta a Cambridge e a me va bene così perché mica sono geloso, è solo che-
Gliel’hai fatta a svegliarti?
Eh sì ma’, ieri ho fatto un po’ tardi.
Ancora a letto stai? Ma non avevi lezione ‘sto pomeriggio?
Ci sta sciopero dei Magistrali, niente lezione oggi.
Va bene, cerca di fare qualcosa di produttivo lo stesso. Io sto uscendo, vado a fare una corsetta a Villa Gordiani con Gisella. Se vuoi ti ho lasciato qualcosina da mangiare sul fornello, ma forse fai prima ad aspettare cena ormai.
Ok, ok. A dopo.⇨
È buio ma c’è una musica fatta da fiati e strumenti a corda, e da tamburi in sottofondo, che donano ritmo e momento. Un flauto è incaricato di sostenere una melodia solitaria, e il suono è come un soffio, non pulito ma arioso, antico e silvano, e i tamburi sotto continuano incessanti a provocare smania e sudore tra la gente, ora immersa in una luce sfocata, che si scuote e trema. La musica non arriva però come un’eruzione, e l’emissione non è assordante, è piu’ un brusio, un mix tra techno e quello che poteva suonà il dio Pan, ‘na cosa tipo baccanale techno e flauti. Sono i bassi, insieme con i tamburi, a sobbollire nei presenti, da sotto i piedi fin dentro la testa, e ne sono pervasi, febbricitanti. È il flauto invece a guidare le braccia e le teste, a decidere come debbano ondulare i movimenti, a trasportarli chissà dove. Sui quarti un tamburello vibra e una voce lo accompagna, un urletto che squillando ne sottolinea il riverbero, mentre le percussioni sono sempre alla base che martellano, in alto i fiati acuti e veloci, e nel mezzo della stanza tutti che danzano.
La luce è fioca ma dona alla sala una colorazione rosata — è costante, e ora non ci sono flash ad interromperla. Lungo i due raggi di circonferenza, a destra e a sinistra dell’entrata, dei faretti bianchi segnalano la presenza di due banconi, che si arrestano con l’inizio della rampa e dove un po’ di gente è già accalcata, chi con un bicchiere in mano e chi senza. Le funi che terminano sul ripiano superiore della rampa sono piantate a terra nel punto in cui comincia la salita. Qualcuno ci balla vicino ma nessuno osa sfiorarle. In cima un ragazzo guarda tutto dall’alto, non gli interessa la musica. Indossa una camicia bianca tenuta fuori dai pantaloni, lunga che sembra una tunica, e sul petto ha cucita una S in maiuscolo.
La stanza smette di ruotare, ed ora le AirMax insieme alle scarpe di prima sono di fronte ad un muretto circolare. Vicino a loro solo sandali.
Ciao, io avrei già usato il gettone, c’è qualche modo per bere dell’altro?
Magari pagando?, intervengo io, alzando la voce ad ogni acuto di flauto.
No, mi spiace. Ogni invitato ha diritto ad una consumazione ed una sola soltanto. L’eccesso è maligno, risponde una voce di ragazza da dietro il bancone, ora inquadrata. Indossa una camicia sblusata con una S sul petto. Ordini dall’alto, riprende lei, mi spiace, Spiace anche a me, avrei dovuto dirle, Perchè sarete tanto intelligenti voi Stoici, ma a fregavve ce vole poco. Ma poi che ancora vi ostinate a mettere quella camicia e quei sandali, ancora che gli date importanza, a lui e a tutte le cazzate che ve racconta. Che se uno ci pensa, questo ha basato la sua vita su un libro comprato per caso alle bancarelle de Piazza della Repubblica, ma la gente se rende conto? Roba che se ce passo vicino manco me fermo a guardà, tiro dritto senza pensarci. ‘Na vita c’ha costruito. ‘Na vita de merda, sia chiaro, fatta di stenti, privazioni, sacrifici, un po’ de gioie, riconoscenza forse, rispetto, quello sì, scommetto anche appagamento personale e pure un po’ de spicci, ma a che prezzo? Ma poi tutti ‘sti ammiratori, ma uno non se stufa? Attratti come sono dalla sicurezza di appartenere a qualcosa, da‘n faccione da bravo ragazzo coi denti igienizzati come minimo due volte al mese e quella barbetta neoclassica del cazzo accorciata dal barbiere ogni venerdì. Che pensi che non te vedo da Pino ogni settimana? Se preferisci agire nell’ombra per rimané coerente con la tua posizione su vanità e apparenze, ascolta a me, cercatene uno che non sia di fronte al Ritrovo, cojone. Ché se lo scoprono poi ce rimangono male, sai? Tutta ‘sta gente che vede nel rigore e nella sofferenza un modo de riempì le giornate, come farebbe se te vedesse andà a comprà oli e pettini da barba? A quel punto servirebbe un nuovo leader Stoico, forse. Toccherebbe che qualcun altro s’annasse a legge’ ‘sto famoso libro per riempì l’enorme vuoto, perché come potrebbe altrimenti portare avanti dei valori immacolati come i tuoi? Se me lo proponessero a me, se me dicessero Senti noi ti diciamo il titolo del libro senza chiederti niente in cambio, e se lo leggi farai il doppio del successo de Marco Aurelio e sarai considerato tre volte più integerrimo e realizzato, io manco gli risponderei, per carità, chi ce vuole ave’ a che fare co’ sto cazzo de libro. Ma poi a chi j’andrebbe mai. Co’ tutta ‘sta segretezza a riguardo, i messaggi in codice che manco Alan Turing, le leggende sul ritrovamento, le ipotesi sul titolo, quelle sull’autore, i dubbi sull’autenticità, le illazioni di apocrifia, l’agnosticismo sull’esistenza e i disordini filosofici tra Negazionisti e Viscerali e i tizi che lo chiamano Er Libro de Schrödinger e quelli che vojono un altro round de Crociate e quanti cazzi, tutto ‘sto baraccone pe’ un libro de merda.
Io spero che esista perchè non se sa che darei per legge le stronzate che ce stanno scritte sopra. La spinta che mi serviva a diventare quello che ero destinato ad essere. Ieri sera come me lo rinfacciava, come je piaceva, non me faceva allontanà manco pe’ fumà. Mi prendeva da parte e mi spiattellava i suoi successi, e se riempiva d’orgoglio parlando dei valori, delle soddisfazioni, di cazzate come l’apatia naturale, l’assecondare la natura, e io che stavo là, e questo che me chiede come va nella mia di vita, e mentre lo dice ride, se gira. Passi il fatto che ormai hai successo, sei realizzato e tutto, ma ti rendi conto che in fondo sei sempre quello che da regazzino veniva evitato, quello che usciva dal mare senza costume, o no? Ora ti senti inscalfibile, ti accerchi di sudditi e adulatori, ma io lo so che sei ancora quello lì, quello che ci rincorre sulla spiaggia senza costume. Questo ti avrei dovuto dire ieri sera. Hai successo, ok, sei famoso, bene, hai raggiunto tutto quello che volevi, magnifico, ma sempre quello rimani, e nella vita uno dovrebbe cambiare, no? Migliorare, confrontarsi, guarda noi Bighelloni… ma principalmente, sì, la cosa più importante è non obbligare le persone a indossare una divisa. E se per questo neanche dispensà paternali.
Ma soprattutto le tuniche, dai, poracci. ⇨
Una ragazza con una tunica balla su ⇨
E un buon viaggio a Marc ⇨
Due ⇨
La musica ⇨
⇨ ⇨ ⇨ ⇨ ⇨
Anvediloo!
Ebbene signor Zanna, nella gioia e nel dolore, è arrivato il vostro Salvatore.
A grande! Hai capito er Guelfo. Regà venite, famose ‘na foto.
M’hanno detto che è vietato, dice il Guelfo mettendo gli occhialoni suoi in una camicia hawaiana che chiamare fuori luogo è riduttivo.
Vaglielo a dì a Ribe che è un’ora che non se ferma un secondoo.
A Guelfo ma con chi credi de avecce a che fa’! ⇨
Quattro imbecilli in primo piano ⇨
Se vuoi puoi venì a rubà i gettoni a ‘sti Stoici. Lo sapemo che mo’ sei un Elitario e tutto, dice Cima. Magari c’avete qualche tipo de codice d’onore, che ne so, ma se non bevemo ai regali c’arrivamo cor quasi. Che poi ‘sto regalone lo vojo proprio vede’.
A chicchi arrivate tardi, dice er Guelfo mostrando quattro gettoni colorati, Ma invece quell’altro dove sta? Eh, ‘ndo stavo? Ad assiste al delirio d’onnipotenza del festeggiato stavo. Stava a prende coraggio prima del gran finale. Non ce vojo ripensà, perchè me dovete fa ripensà? Perchè se torna sempre allo stesso punto? Perchè ce sto sempre a ripensà? Che cazzo me frega a me de quello che pensa lui de me? Il niente. Niente me ne frega.
Se non fosse stato per quel libro sarei ancora uno de… De noi volevi dì? Finiscile le frasi. Uno de noi sarebbe stato. In che modo? Ma quando mai lo sei stato? Non c’avremmo la foto sull’ Eco dei Clan, ma almeno c’avremo… che c’avemo? Tante cose c’avemo, altre cose. Cose che te non c’hai e che non c’hai mai avuto. Non me pare facevi tanto er magico la sera che c’hai mannato affanculo. Me pare che te ne sei annato quasi con la coda fra le gambe.
Ma poi è arrivato ‘sto libro. E quindi mo’ i Bighelloni so’ feccia, giusto? Non solo noi, tutti i non Stoici, no? Prendi il caffè con lo zucchero? Sei un cojone, pagina 8. Ti piace ogni tanto stare sbracato sul divano a non fare niente? Sacrilegio imperdonabile, pagina 26. Vai in terza elementare ma ancora non ti sei segnato ad un corso accelerato di Cinese? Lo sai che sei in ritardo per il 2020?, inutile cojone, pagina 71. Questo ce sarà scritto. Sicuro.
STOICI ALLO SBARAGLIO, SERVE UN NUOVO LEADER
Vita de Merda 101, svelato il titolone segreto.
Attenzione, Roma è in subbuglio. Marco Aurelio paparazzato a via Delle Sedi Laiche che fa fagotto. Ebbene sì, è già tornato da Cambridge. O meglio, cacciato! E ora come faranno gli Stoici?
Il piacere tornerà di moda?
Nel frattempo il libro continua a rimanere nascosto. Il primo che lo trova potrà leggere tutte le stronzate che ce stanno scritte sopra. Accorrete numerosi. Sbrigateve!
Ma dai alla fine uno è libero di fare quel che vuole. Non me ce devo incazzà. Se Marco Aurelio non riesce a campà senza blastare ogni altro stile de vita, senza psicoanalizzare le persone, a casissimo poi, senza far pesare il suo status al mondo, forse, se è così che trova pace, forse va bene cos — ma non va bene così un cazzo. Ma proprio per niente. Ma io ce vado. Stasera lo vado a cercà ‘sto libro. Vedemo che dice. Vedemo che segreti ce nascondi. Me lo giro tutto il mercatino de Piazza della Repubblica. Vedrai se non lo trovo, poi ne riparlamo, Leader Maximo de ‘sto c⇨
Articolo di Federico Guida