Come cambia la finanza

I mercati stanno iniziando a pensare al bene della società?

20/05/2021

Nell’ultimo decennio, l’industria del carbone americano ha perso più del 90% del suo valore, la quotazione dei maggiori produttori di petrolio e gas negli ultimi cinque anni è dimezzata. Secondo un’analisi del Financial Times, se gli accordi di Parigi del 2015 verranno rispettati, le banche e gli investitori che non ridurranno rapidamente la propria esposizione ai combustibili fossili rischiano di perdere fino a 900 miliardi di dollari.

La sensibilità di investitori e mercati nei confronti della sostenibilità finanziaria è aumentata notevolmente negli ultimi anni e continua ad aumentare. Non solo i singoli, ma anche i grandi fondi di investimento tengono sempre di più in considerazione i parametri di sostenibilità quando decidono come comporre il loro portafoglio e come indirizzare i loro investimenti.

Anche i dati sembrano premiare chi opera nel rispetto dei criteri ambientali e sociali. Perfino Larry Fink, il CEO di BlackRock, la società di gestione investimenti più grande del mondo, nella sua lettera agli investitori di inizio 2021 ha rimarcato che “tra le questioni prioritarie per i nostri investitori, nessun problema si colloca al di sopra del cambiamento climatico.”

Questo non ci deve sorprendere, poiché apparire sostenibili garantisce un sicuro ritorno di immagine a banche e fondi di investimento. Se questo non bastasse, esiste un numero crescente di prove che suggeriscono che – soprattutto a causa dell’aumento interesse del pubblico per la sostenibilità e l’ambiente – le società con buone pratiche ambientali, sociali e di governance (ESG) ottengono migliori risultati delle loro controparti meno etiche.

Uno studio condotto dall’agenzia di ricerca global Morningstar ha comparato i risultati di 745 fondi etici con 4.000 fondi tradizionali, rivelando che i fondi sostenibili hanno performato meglio di quelli tradizionali su tutta la linea, sia durante la pandemia che nei dieci anni precedenti ad essa.

 

Il caso Deliveroo

Un esempio di come stiano cambiando le sensibilità degli investitori, e di come problematiche etiche possano trasformarsi in pessime prestazioni finanziarie per un business, è quello della quotazione in borsa di Deliveroo. La nota azienda di food delivery, infatti, fa parte di un settore da sempre al centro dell’attenzione per via della tipologia di contratto con cui vengono assunti i riders, che si avvicina molto ad una condizione di sfruttamento, se non addirittura può essere definita tale (vedi Scomodo numero … ).

Il 31 marzo di quest’anno Deliveroo debutta nella borsa di Londra per quella che era attesa come una delle più importanti IPO dell’anno (una Initial Public Offering è il passaggio di un’azienda privata ad un mercato azionario in cui un pubblico di investitori può acquistare pacchetti di sue azioni). Il risultato merita una particolare attenzione, pur non potendolo definire sorprendente per via del trend precedentemente citato, Deliveroo infatti si è ritrovata a perdere circa il 30% del suo valore in poche ore.

In particolare, il prezzo di partenza delle azioni con cui debuttare sul mercato era stato stabilito a 3,9 sterline, con una capitalizzazione di 7,59 miliardi. Questo significa, per farla breve, che con 3,9 sterline era possibile acquistare una azione, e che il loro valore complessivo ammontava a 7,59 miliardi. Appena le azioni sono diventate scambiabili sul mercato, però, la domanda per acquistarle si è rivelata più bassa delle aspettative, per cui chi possedeva le azioni e voleva venderle ha dovuto abbassare il prezzo richiesto. Così facendo il valore totale delle azioni è diminuito dai 7,59 miliardi precedenti, arrivando a perdere, nello specifico, circa 2,2 miliardi di sterline, cioè il 30% del valore complessivo.

Quello che è più interessante però è il motivo di questo risultato. Al netto di alcune preoccupazioni tecniche sulla capacità dell’azienda di fare profitto, e del fatto che il suo amministratore delegato avesse strutturato la quotazione in modo da conservare rigidamente il controllo dell’azienda, hanno pesato fortemente le problematiche sociali legate alle operazioni della società.

I dubbi sulla sostenibilità sociale di Deliveroo, infatti, hanno allontanato molti investitori, sia per motivi etici – sempre più persone hanno preferenze per modelli di business diversi e valutano anche l’impatto sociale dei loro investimenti – ma anche per una motivazione economica. In questo senso la preoccupazione degli investitori riguardava la difficoltà nel prevedere l’impatto sulle performance aziendali di una nuova regolamentazione, che, per esempio, imponga un diverso trattamento dei dipendenti, la cui introduzione è da tempo auspicata da più parti. Investire in un business con questo tipo di problematiche presenta certamente più rischi e incertezze che investire in una società più solida anche per quanto riguarda l’impatto sociale.

 

Cambiamento o illusione? Il caso Gamestop

Se da un lato tutto questo può essere inteso come un segnale di cambiamento nelle politiche finanziarie dei grandi istituti, dall’altro non bisogna lasciarsi abbagliare dagli annunci e dalle dichiarazioni. Innanzitutto, bisognerebbe arrivare ad una definizione organica e unanime di etica dal punto di vista finanziario, e in questo senso c’è ancora molto da fare, poiché la cornice è molto frammentata.

Oggi i grandi istituti si concentrano prevalentemente sulla questione ambientale, poiché è quella più in vista e più delicata. Però, per quanto la crisi climatica sia un’urgenza di enorme importanza, soffermarsi solo su di essa non basta. La finanza dovrebbe diventare etica per estendere sostenibilità a tutti gli ambiti, anche a quelli sociali e di governance, garantendo trasparenza e partecipazione. Al contrario, in assenza di uno standard condiviso sul concetto di “sostenibilità,” molti operatori finanziari continuano ad agire in maniera speculativa e ad investire in aziende non etiche, nascondendosi dietro criteri di sostenibilità fallaci, o ignorandoli del tutto.

Parlando di speculazioni in ambito finanziario, l’esempio più eclatante degli ultimi tempi è senza dubbio il caso Gamestop avvenuto a inizio 2021.

GameStop è una catena di negozi di videogiochi, console e accessori, quotata al New York Stock Exchange. A gennaio Gamestop stava attraversando il punto più basso di una lunga crisi e aveva in programma di licenziare centinaia di dipendenti. Per questo motivo, numerosi hedge funds hanno deciso di scommettere sul crollo dell’azienda attraverso un meccanismo chiamato “vendita allo scoperto.” In sintesi, la vendita allo scoperto è un’operazione speculativa in cui si scommette sul fatto che il valore di un’azione calerà. Chi ha fatto la scommessa guadagna dei soldi se il valore dell’azione cala e ne perde se il valore aumenta.

Il titolo di Gamestop era uno di quelli su cui erano state fatte più vendite allo scoperto in tutta la borsa degli Stati Uniti. Gli short seller, cioè grossi fondi di investimento, erano sicuri che il titolo sarebbe calato e si erano esposti pesantemente. A gennaio, però, nel giro di poche settimane, grazie all’azione di massa di un gruppo di utenti del social network Reddit, in parte influenzati dal canale r/wallstreetbets, il valore del titolo in borsa dell’azienda è aumentato di oltre il 475%, portando il valore delle azioni fino a 325 dollari. Alcuni degli hedge fund che avevano scommesso in direzione opposta hanno perso miliardi di dollari, e non si sono ancora ripresi.

Il caso ha avuto immediatamente un impatto mediatico enorme, causando estrema volatilità sui mercati per diversi giorni. Soprattutto, ha esposto a una vastissima platea i controversi meccanismi di speculazione usati dai fondi per massimizzare i profitti, dimostrando che anche se il trend è generalmente positivo, certe pratiche rischiose sono ancora ampiamente diffuse.

 

Interventi istituzionali

Per quanto molti operatori continuino ad agire al di fuori dai criteri di etica e sostenibilità, il cambiamento delle preferenze degli investitori è confermato anche dall’intervento delle istituzioni, che cercano di fornire standard e regolamenti che possano andare incontro a queste nuove sensibilità, con risultati, però, non sempre sufficientemente efficaci. In questo senso, il passo avanti più importante è stato fatto a giugno 2020 con l’approvazione della tassonomia europea per gli investimenti sostenibili.

Questa regolamentazione ha lo scopo di definire dei precisi obiettivi ambientali e identificare le attività che, sulla base di una serie di criteri tecnici collegati agli obiettivi stessi, possono essere definite sostenibili. Questa classificazione, se accurata, permette di indirizzare gli investimenti, sia pubblici che privati, verso attività che possano fare la differenza a livello ambientale. Infatti questa iniziativa si colloca all’interno del Green Deal europeo, cioè l’ambizioso piano per una transizione verde, che dovrebbe portare il nostro continente ad essere carbon neutral entro il 2050.

Nonostante la connotazione certamente positiva dell’iniziativa, è anche necessario considerare che c’è ancora molto da fare per ottenere i risultati desiderati. Durante quest’anno l’Unione Europea dovrà approvare gli atti delegati, cioè quei criteri tecnici che serviranno a selezionare le attività in linea con gli obiettivi, di cui la prima parte è stata pubblicata il 21 aprile non senza sollevare qualche dubbio. Infatti al loro interno manca una necessaria presa di posizione nei confronti di due temi controversi come il nucleare e il gas.

 

Cosa ci dovremmo aspettare ora?

Il caso della tassonomia europea dimostra come questo trend non solo è visibile nei mercati finanziari, ma viene anche intercettato dalle istituzioni. Dall’altro lato, però, è anche chiaro che, allo stato attuale, questo è tutt’altro che sufficiente per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Perciò è importante, partendo dai risultati positivi che si sono ottenuti fino ad ora, che le istituzioni continuino con sempre più convinzione a incentivare a facilitare un cambiamento culturale i cui segnali abbiamo descritto.

In tal senso quello che ci si potrebbe aspettare in futuro è una sempre più netta presa di posizione da parte dei governi nazionali e delle istituzioni europee, sia attraverso incentivi, sia grazie a regolamentazioni come la tassonomia europea. Mentre dal punto di vista dei privati questo trend sembra destinato a crescere, cambiando le preferenze di sempre più investitori e influenzando pesantemente interi settori economici.

 

Articolo di Jacopo Caia e Nicolò Lauzi