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Questa è la nostra domanda, che darà il via al dibattito:
Guardando l'immagine, ci interroghiamo su cosa guarda e aspetta il cane o su cosa guarda e aspetta la videocamera?

Supervision
di Irene Fenara


Il lavoro di Irene Fenara investiga il gesto che sta alla base di ogni operazione fotografica: il guardare. In particolare osserva, investiga e interpreta il modo in cui guardano le macchine. Sono centinaia gli sguardi meccanici davanti ai quali passiamo ogni giorno. Irene Fenara si concentra principalmente su telecamere di sorveglianza. Le immagini che mostrano spesso non sono chiare, sporcate da una serie di errori, come un ostacolo davanti all’obiettivo, un difetto di risoluzione o un’evidente alterazione cromatica. Proprio come i nostri occhi, (ri)vedono e trasformano la realtà, catapultandoci in un universo alternativo e misterioso. Irene Fenara vive e lavora tra Bologna e Milano. Il suo lavoro è stato esposto in istituzioni pubbliche e private come Fondazione Prada Osservatorio (Milano 2016), Fondazione Fotografia (Modena 2017), MAMbo (Bologna 2018), Palazzo delle Esposizioni (Roma 2018), Kunst Merano Arte (Merano 2019), ZERO... (Milano 2021), MAXXI (Roma 2021), Triennale (Milano 2021), Macro (Roma 2021).

La pratica artistica di Irene Fenara si basa sull’azione intrinseca a qualsiasi tentativo fotografico: il guardare. L’osservazione forma la base del suo lavoro, in particolare il modo in cui macchine e telecamere riprendono il mondo e controllano gli spazi. Le telecamere di sorveglianza sono un elemento centrale della sua ricerca: le proprietà formali di queste lenti trasformano la banale realtà di un cancello, di un’entrata, di un corridoio in qualcosa di apparentemente altro, proprio ad una dimensione quasi sinistra. La fotografia dell’immagine caratteristica di queste telecamere distorce situazioni che ad occhio nudo verrebbero percepite come innocue, alterando la nostra percezione e rendendo semplici oggetti e luoghi un qualcosa di ‘osservabile’. Proprio l’azione del monitorare, guardare e controllare è in realtà quello che trasforma un semplice cane come quello riportato in questo frame in un qualcosa di interessante, carico di aspettative, diverso. Irene Fenara mostra quanto l’azione stessa implicita al guardare, e soprattutto questa azione compiuta attraverso strumenti tecnologici, alteri di per sé l’oggetto che si osserva, caricandolo di aspettative, di potenziale eventualitá.

Nella mia ricerca utilizzo immagini provenienti da videocamere di sorveglianza che sottolineano il contrasto tra un’attività fortemente funzionale e un’estetica altrettanto potente. L’estetica della sorveglianza, della supervisione e del controllo si concretizzano grazie ai dispositivi che ne inquadrano la visione amplificata. In questo immaginario, seducente e distopico al contempo, interagiscono con la macchina forme di vita vegetale o animale che sembrano quasi in attesa che accada qualcosa che non avviene mai.

27 aprile / h 21.00



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