Dal Portogallo non arrivano solo buone notizie

Cresce l’estrema destra insieme alla nostalgia per l’ex dittatura in alcune parti del Paese

18/03/2022

Di per sé, le elezioni legislative avvenute in Portogallo lo scorso gennaio sembrerebbero un evento politico come un altro. I dati politici sono vari: il successo inaspettato per il premier uscente Antonio Costa, leader del Partito Socialista, che conquista centodiciannove dei duecentotrenta seggi disponibili nell’unica Camera, subito seguito dalla destra moderata col Partito Social-Democratico e i suoi settantatré seggi. È forse però il terzo posto, quello raggiunto da André Ventura e il suo partito Chega! (letteralmente, ‘Basta!’) con il 7,28%, ad essere davvero sorprendente.

Vincono i socialisti, ma cresce Chega!

Telecronista sportivo, commentatore di cronaca nera, prescelto di Dio e promotore dell’introduzione della castrazione chimica; Ventura è stato (ed è) tutto questo, non necessariamente in quest’ordine. Ma soprattutto, ha più di quattrocentomila portoghesi al suo fianco.

Quando nel 2019 Chega ottenne un unico seggio alle elezioni legislative, il leader appena trentaseienne non era un volto nuovo per la politica portoghese: inizialmente membro del Partito Social-Democratico, pochi mesi prima della conquista del seggio aveva fondato un nuovo partito destinato a perdere alle elezioni europee, ma anche ad essere la prima rappresentanza di estrema destra inclusa in Parlamento a partire dal 25 Aprile 1974, data del rovesciamento del regime dittatoriale di Antònio Salazar. Una presenza quindi singola, varrebbe a dire quasi innocua, forse per questo tanto sorprendente quando alle nuove legislative anticipate al mese scorso Chega si è ritrovato a raggiungere il numero di ben 12 seggi.

“Ovviamente la stabilità è una buona notizia” ha affermato il commissario europeo dell’Economia Paolo Gentiloni alla rielezione del premier Antonio Costa, che non ha esitato a sottolineare davanti alle telecamere che “maggioranza assoluta non significa potere assoluto”, e che però già in campagna elettorale si era dichiarato “disponibile a dialogare con tutti i partiti eccetto uno: Chega.

Nonostante quindi la prospettiva di un’opposizione tutt’altro che facile e il sogno per il momento sfumato del ruolo di premier, André Ventura riconosce l’innegabile successo di un partito tanto giovane quanto estremista, tanto più nel contesto contraddittorio di un Paese reduce di una delle ultime dittature d’Europa. Cosa avrebbe spinto il sette per cento degli elettori a spuntare la casella del partito guidato dal politico che l’Espresso ha definito “il gemello portoghese di Matteo Salvini” non pare chiaro nemmeno agli elettori stessi, e l’eco di un risultato così inaspettato rimbomba fino agli studi degli analisti stranieri.

Nella propria pagina Instagram, Ventura pubblica foto con statue dei santi, sfila con la bandiera del Portogallo in spalla e alla scoperta dell’ottenimento dei dodici seggi scrive “Obrigado”, “grazie”, subito seguito, però, da “Amos atrás de ti, António Costa”. “Ti daremo la caccia”. È questo il prologo di un tête-à-tête che ha tutte le carte in regola per durare sino alle prossime elezioni.

Il programma politico di Chega!

Quando si analizza il contesto del Portogallo è difficile pensare che un partito di estrema destra possa avere un’ascesa rapida ed incontrastata.

Il Paese, infatti, vanta una solida tradizione socialista dai tempi della Rivoluzione, e gli allarmi sociali più comuni su cui fanno leva le destre europee per ottenere seguito stentano a spaventare gran parte della popolazione.

In Portogallo i classici temi dell’immigrazione e della sicurezza sono meno percepiti rispetto ad altre zone d’Europa, ed un sistema di partiti con una certa disciplina da tempo garantisce una buona stabilità politica.

Questo ha spinto un partito come Chega, in cerca di spazio nell’estrema destra, a dover individuare un’altra forma di malcontento sociale, ovvero la diffusa precarietà economica che colpisce certe parti della popolazione e del Paese, in particolare quella meridionale e storicamente più a sinistra.

Il leader del partito populista per eccellenza ha dunque basato la sua propaganda su un gioco retorico ben preciso: l’idea è quella della contrapposizione tra “portoghesi buoni” e “portoghesi cattivi”, dove per questi ultimi si intendono i sussidiati statali, ovvero chi non lavora ma percepisce un reddito d’inclusione, e la classe politica dagli stipendi eccessivi.

Da questa visione emerge la matrice anti-statalista e anti-sistema del partito di Ventura, schierato contro i privilegi della politica e a favore di una radicale diminuzione del numero dei parlamentari o dei ministeri.

Altre battaglie, in linea con i classici valori estremisti delle destre conservatrici, sono quella contro l’aborto e a favore della castrazione chimica.

Nel caso di quest’ultima, Chega è arrivata a depositare un disegno legge in cui si prevedeva tale misura tra vari inasprimenti delle pene per chi commetteva reati di abusi sessuali sui minori, ricevendo però lo stop del Consiglio Superiore della Magistratura che definì la proposta “incostituzionale”.

Le battaglie protagoniste del loro programma spaziano dunque dalla lotta alla fantomatica “teoria gender”, che nella narrazione di Ventura sarebbe figlia di un tentativo di dittatura marxista-comunista per la cancellazione dell’identità nazionale, fino alla celebrazione del ruolo delle forze armate, di cui si giustifica qualsiasi caso di uso brutale e sproporzionato della forza.

Una serie di punti, dunque, che hanno l’obiettivo di ottenere il consenso della parte più conservatrice-religiosa del Paese, della quale Chega ormai tenta di drenare i voti che prima confluivano nei vari partiti cristiano-democratici. Le proposte spaziano dalla creazione ad hoc di un Ministero della Famiglia, all’introduzione formale dell’ergastolo come pena massima, in un Paese in cui il carcere a vita non è previsto nell’ordinamento penale. 

Tra questi punti emerge anche una strenua difesa del passato colonialista del Portogallo di cui si sostengono i cosiddetti “valori civilizzatori”: una difesa dal sapore tradizionalista, infatti, che risponde al naturale tentativo di revisionismo anti-razzista portato avanti dalle nuove generazioni, stanche di una narrazione edulcorata e occidentalista della storia coloniale del loro Paese.

I tratti e le storie per assomigliare non solo ad un partito reazionario, ma ad un vero e proprio movimento estremista ci sono tutti. Una grossa parte di membri del partito confluiscono da gruppi neo-nazisti e para-fascisti, tra le proposte dei militanti (seppur poi respinta dallo stesso partito) ci fu l’assurda idea di asportare le ovaie dalle donne che intendessero abortire. Nel Paese scoppiò un caso anche per la candidatura nel distretto di Porto di Hugo Ernano, un capolista condannato a quattro anni di reclusione, accusato di aver ucciso un tredicenne durante un inseguimento negli anni in cui operava come soldato per la Guardia Nazionale Repubblicana.

La strategia di Chega è una e inconfondibile. Il tentativo è quello di inquinare il dibattito pubblico attraverso una capillare diffusione di notizie false, di rompere un equilibrio sociale con lo scopo di fomentare odio e malcontento da cavalcare a fini elettorali.

Tutto questo anche grazie ad un abile e decisivo uso dei social, oltre che di un’imponente macchina di propaganda. La celebrazione del leader dal volto conosciuto diventa religione, e la regola è sempre la stessa: risvegliare gli istinti più reazionari ed intolleranti nella parte più insoddisfatta della società, per capitalizzare consenso.

Nostalgie diffuse in Portogallo

Purtroppo Chega non è l’unica realtà estremista pronta ad affermarsi nella Pensiola Iberica: se Lisbona piange, Madrid non ride. Infatti, quello che per i portoghesi è stato un improvviso ritorno dell’estrema destra per i vicini spagnoli, grazie al partito Vox, è un trend ormai consolidato da parecchie elezioni a questa parte. L’ondata di nostalgia per Franco (dittatore dal ’39 al ’75) è stata resa possibile in larga parte a causa di una mancata epurazione degli apparati statali e da leggi sulla memoria storica inadeguate, aggiornate solo di recente con l’introduzione di risarcimenti alle vittime del regime e il reato di apologia del franchismo. A ciò si aggiunge anche la mai sopita ambizione di tornare a occupare un ruolo centrale nell’America Latina, tramite la cosiddetta “Iberosfera”, la rete di alleanze tra Vox e le destre nelle ex colonie spagnole.

Problematiche molto simili a quelle che si trova ora ad affrontare il Portogallo, in cui André Ventura ha fatto della glorificazione di Salazar, a capo del regime Estado Novo dal ’33 al ’74, il suo cavallo di battaglia; il mitico passato dittatoriale viene esibito come un feticcio da offrire agli elettori, che in media, secondo i ricercatori Lea Heyne e Luca Manucci, sono troppo giovani per aver vissuto in prima persona l’Estado Novo. Si tratta quindi di una nostalgia tutta da reinventare, basata sulla versione rimaneggiata della storia nazionale, edulcorata dove necessario. Il sostenitore medio di Chega, sempre secondo Heyne e Mancucci, è l’uomo over 40, che solitamente si dichiara religioso e che non ha completato il ciclo di studi obbligatorio. A lui si rivolge Ventura, quando apre i suoi congressi con il celebre slogan “Dio, patria, famiglia e lavoro”, o quando nella dichiarazione dei principi pubblicata sul sito del partito fa riferimento alle radici “greco romane e giudaico cristiane” dell’Europa. O ancora quando il leader propone la scrittura di una nuova Costituzione che preveda l’elezione diretta del capo dello Stato nonché primo ministro, che sembrerebbe non essere limitato nella sua azione dai pesi e contrappesi tipici della democrazia. Tra i banchi di scuola, l’Estado Novo viene analizzato e anche criticato, col risultato che i più giovani sono per la maggior parte contrari a Chega: il problema è quello che succede fuori dalle mura scolastiche; in un panorama politico in cui tanti non si sentono più rappresentati dai partiti tradizionali Chega si pone come un’alternativa, promettendo ordine, sicurezza e stabilità. Tutti valori fondamentali per la propaganda salazarista, che a suo tempo li ha imposti col sangue e col ferro. I portoghesi in queste elezioni hanno premiato il socialista Antonio Costa, ma è bene vigilare sulla rinnovata popolarità dell’estrema destra, in Portogallo e altrove.

Articolo di Gaia Di Paola, Nicolò Morocutti, Katherina Ricchi