Drama: l’arte di fare comunità

Il cabaret queer dove c’è aria di casa

S
i accendono le luci sul palco e si riflettono nel pianoforte a coda. 

Venerus inizia a suonare “Your Song” di Elton John.

È il 26 Novembre, sabato sera. A Milano fa freddo da mettere la pelliccia, ma non abbastanza da rinunciare alla minigonna e alle calze a rete. Ho già dovuto rinunciare ai tacchi: non sono riuscita a prendere il tavolo e assistere a tre ore di spettacolo in piedi su degli spilli non è la migliore delle idee.

Arrivo in bici all’Osteria del Treno, un bellissimo ristorante meneghino in stile liberty a pochi passi da Centrale. È il ristorante dove tutti i miei amici romani vorrebbero essere portati per mangiare un buon risotto all’ossobuco quando vengono a trovarmi, invece io li porto sempre solo nei ristoranti più tradizionali di Milano: le rosticcerie cinesi.

Dopo un risotto allo zafferano e un bicchiere di vino rosso caduto per terra, nella Sala Liberty dell’Osteria inizia la magia di Drama, il primo cabaret queer d’Italia. Drag queens, drag kings, burlesquer, stand up comedian e non solo si sono susseguite sul palco per uno spettacolo indimenticabile. 

It’s a little bit funny, this feeling inside

I’m not one of those who can easily hide

I don’t have much money, but boy if I did

I’d buy a big house where we both could live

Qualche giorno dopo ho appuntamento a  Ostello Bello per intervistare lui, Drama Mother e Disco Daddy dello show, Protopapa. Con due spritz e delle patatine ci mettiamo al piano di sotto dove inizia a raccontarmi come nasce Drama.

«L’idea inizia a prendere forma nel 2017, quando sono andato a vivere a New York. Anche se abitavo a Manhattan, uscivo quasi sempre a Brooklyn dove suonavo spesso in tanti piccoli locali, 99% queer. Sono stato lì a lavorare per 3 mesi, conoscevo qualcuno ma in pratica ero da solo. Però ogni sera facevo amicizia con tantissime persone nei bar. Non solo per la mia attitudine, ma anche perché a Brooklyn c’è un senso di comunità molto forte, soprattutto nei bar queer. A Milano, ma in generale in Italia, non avevo mai percepito lo stesso sentimento».

Mi racconta di come in quei locali le drag non solo performavano ma lanciavano veri e propri messaggi, creando momenti di dialogo e di ascolto con il pubblico. Dai lipsync ai giochi, dal dj set al racconto di cos’è uno spazio safe – tutto era volto alla creazione di qualcosa che andasse oltre un’anonima serata in un locale.

«Allora mi sono chiesto: perché non proviamo a farlo anche a Milano?».

Tornato da New York Protopapa crea un piccolo gruppo, le Drama Mothers, e la puntata zero dello show prende vita nello scantinato del Love Bar, fucina di tanti eventi e progetti nati in Porta Venezia. Centocinquanta persone tra amici e passaparola, nessuna locandina, nessuna sponsorizzazione. L’interesse è grande. 

Drama nasce per riempire un buco che evidentemente percepivano in tanti. Infatti, già dopo il terzo appuntamento il Love inizia ad essere un po’ troppo stretto.

«Avevo un contatto qui a Ostello Bello, quindi gli ho scritto: “noi abbiamo bisogno di un posto, tipo a breve, perché questa cosa è incontenibile”, e ci hanno detto subito di sì».

Dal Gennaio del 2019 al Febbraio 2020, «fino a quando poi è iniziata l’apocalisse», Drama si è tenuto qui, dove stiamo chiacchierando. 

Alle spalle di Protopapa c’è il palco e io rivedo davanti a me la silhouette di Daphne Bohémien che prende di nuovo forma davanti ai miei occhi. Si materializza di nuovo il momento in cui sale sul palco nella Sala Liberty, con i suoi capelli rossi lunghissimi che brillano sul vestito bianco, dallo strascico ancora più lungo.

If I was a sculptor, heh, but then again, no

Or a man who makes potions in a traveling show

I know it’s not much, but it’s the best I can do

My gift is my song and this one’s for you

Daphne sul palco è a casa. È divertente, irriverente, travolgente e tutti gli aggettivi positivi in –ente che vorresti fosse Amadeus a Sanremo, così da non dover mutare la TV tra un cantante e l’altro. Battibecca con Protopapa in alto alla regia, scherza con il pubblico e prende in giro Gattìa, la stage kitten. Non risparmia nessuno, neanche i responsabili di Control, sponsor della serata.

Dopo la performance di Nat ci rimprovera e ha ragione.

«Non è possibile che quando una drag queen non fa nulla urlate e vi strappate i capelli, mentre quando un drag king con una performance vi racconta l’intera storia di Pinocchio  l’applauso è così misero».

Daphne non solo presenta, ma si esibisce con performance che levano il fiato. Vederla è un viaggio su una montagna russa: sei euforico, piangi sulle note di Beautiful di Christina Aguilera e, quando meno te l’aspetti, inizi a urlare perché sputa fuoco – no, non è un modo di dire.

Questa sera non è sola alla conduzione. A darle il cambio a metà serata c’è Ava Hangar, drag queen nostrana di fama internazionale, concorrente della prima edizione di Drag Race Italia e madrina del The Shade a Firenze. Io ho sempre avuto un debole per Ava, da quando l’ho vista dal vivo per la prima volta a una serata al Latte Fresco a Roma e ci ha provato con il mio ex ragazzo (è tornato single, se vuoi tutto tuo), e ogni volta che la rivedo You fall in love / Zing boom!

Ava ha peli ovunque tranne che sulla lingua, non ha paura di sporcarsi, è teatrale ma allo stesso tempo genuina, ha il cuore cucito sul petto.

Mentre ci racconta che Protopapa l’ha invitata a sponsorizzare la sua serata sul palco quasi si commuove.

I sat on the roof and kicked off the moss

Well, a few of the verses, well, they’ve got me quite cross

But the sun’s been quite kind while I wrote this song

It’s for people like you that keep it turned on

Ne parliamo anche durante l’intervista.
«Gliel’ho detto io ad Ava, “assolutamente sali sul palco e parli del tuo Capodanno”. È importante creare un senso di comunità, perché non bisogna farsi la guerra, come ancora avviene a Milano nel caso di molte serate. Ma che senso ha, per chi ha più profitto? Allora non stai facendo comunità, stai facendo business puro e basta».

La voglia di fare rete è alla base di Drama. Nasce riunendo performers e realtà diverse sul territorio di Milano, come la Rouge Academy, l’accademia di burlesque di Ella Bottom Rouge da cui provengono alcune performers dello show tra cui la geniale Pina Butter. 

La dimensione familiare di Drama ha permesso a queste artiste di crescere insieme, mischiarsi e imparare l’una dall’altra. 

«A Milano tutti fanno molto il loro. Le drag queen fanno le drag queen. Le burlesquer fanno le burlesquer. Quando le abbiamo mischiate è esploso tutto».

Anche il pubblico fa parte di questa grande famiglia, durante lo show ti senti a una serata tra amici. Insieme si impara: si parla di prevenzione con Milano Check Point, di salute mentale con lo psicologo Federico Dibennardo (@strizzacervelli_), vengono regalate tonnellate di preservativi. E insieme ci si diverte, come quando Barbie viene chiamata casualmente dal pubblico per estrarre un numero alla lotteria e subito inizia a ballare sul palco. Non ci sono muri tra artisti e spettatori.

Una scintillante palla demolitrice che abbatte tabù, canoni, stereotipi e discriminazioni. Drama distrugge muri per costruire ponti.

Protopapa mi racconta una storia che mi costringe a irrigidirmi per non rischiare di mettermi a piangere davanti a lui:

«Pochi giorni fa abbiamo portato a Bergamo due performer di Drama, Gin Gin Mezzanotte e Nat Drag King, insieme alla polistrumentista cantautrice transgender H.E.R. Abbiamo fatto questa incursione all’interno di Opera Festival, il festival di musica d’opera dedicato a Donizetti. Hanno partecipato anche le sciure di Bergamo abbonate al teatro, sono venute vestite di tutto punto, ignare di cosa le aspettasse. Alcune sono state prelevate dalle case di cura in cui erano. Mi sono commosso. Sono state le prime a ballare con le drag e le ultime ad andarsene, a mezzanotte erano ancora lì in pista con i giovani. Scatenate come ventenni, si godevano la serata perché purtroppo hanno poche occasioni per divertirsi così».

Di storie come questa Protopapa ne ha tantissime e mentre me le racconta mi sento travolta, provo la stessa sensazione che ho avuto sabato sera durante lo spettacolo. Sono davanti a qualcosa di inarrestabile, una splendida forza aggregante.

Mi ritrovo a pensare, forse è vero che la bellezza salverà il mondo.

So excuse me forgetting, but these things I do

You see, I’ve forgotten if they’re green or they’re blue

Anyway, the thing is, what I really mean

Yours are the sweetest eyes I’ve ever seen

Una pioggia di coriandoli e brillantini scende sul palco dell’Osteria Del Treno, lo show è arrivato alla fine ed è il momento di festeggiare. Daphne, Ava, Andromeda, Montedoro, tutta la famiglia di Drama è sul palco a prendersi il lungo applauso che meritano dal pubblico.

Usciamo fuori, mi do il tempo di una sigaretta per riprendermi ma poi devo scappare. Vorrei restare, fermarmi a fare i complimenti, ringraziare e chiacchierare. Lo spettacolo mi ha messo così di buon umore che vorrei fare amicizia con tutti lì fuori anche senza essere al secondo Gin Tonic. Uno sguardo veloce al telefono però abbatte subito il mio entusiasmo, lo show è finito più tardi del previsto e i miei amici mi aspettano. Salto in bici e pedalo verso il Bar Doria cantando:

And you can tell everybody this is your song

It may be quite simple but now that it’s done

I hope you don’t mind, I hope you don’t mind

That I put down in words

How wonderful life is while you’re in the world.

Articolo di Chiara De Felice