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Breve guida all’ascolto della bossa nova
Una preziosa chiave di lettura per conoscere il Brasile
“Guarda che cosa molto bella
Ricolma di grazia
E’ la ragazza
Che se ne vien e passa
(…)
E’ la cosa più bella che io abbia mai visto passare
(…)
Ah, la bellezza che esiste
La bellezza che non è solo mia
Che passa pure da sola
Ah, se lei sapesse
Che quando lei passa
Il mondo sorridendo si riempie di grazia
E rimane più bello
Grazie all’amore”
Queste parole, tratte dal brano originariamente intitolato “Garota de Ipanema”, ancor prima di diventare uno dei pezzi più cantati e ascoltati degli anni ’60, furono pura e semplice poesia.
Ad ispirare i versi dei due artisti, Vinicius de Moraes e Tom Jobim, fu una ragazza di 17 anni, Helô Pinheiro , che camminava tutti i giorni sul litorale di Ipanema, a Rio de Janeiro, nel suo tragitto tra scuola e casa.
Nella loro musa ispiratrice, i due scorsero, da un lato, la genuina e la pura bellezza di una gioventù ormai matura, dall’altra, un’età adulta ancora acerba, appena sbocciata.
Celebri le diverse interpretazioni che vennero registrate del brano, tra cui dobbiamo ricordare la più ascoltata di Joao Gilberto e Stan Jetz registrata nel 1962, ma anche quella di Frank Sinatra del 1967 e quella di Amy Winehouse del 2011.
“Garota de Ipanema” è sicuramente uno dei brani più rappresentativi della bossa nova, genere musicale che nacque in Brasile, in particolare a Rio de Janeiro, alla fine degli anni ’50, e che ebbe tra i suoi padri fondatori il cantante e chitarrista Joao Gilberto, il compositore e musicista Antônio Carlos Jobim ed il poeta Vinicius de Moraes.
“La saudade” (nostalgia), come anche la “tristeza”, “il choro”(pianto) ” e la “felicidade” sono tematiche molto presenti nei brani della bossa nova ed il loro uso sembra rispondere ad una celebre citazione di Tom Jobim: “La tristezza e la nostalgia hanno la stessa dignità della felicità, perché condividono la stessa bellezza”.
Questo atteggiamento nostalgico, malinconico e allo stesso tempo romantico, tipico anche del fado portoghese, nasce dal desiderio e dal ricordo di qualcosa che non c’è più o che non si è mai potuto avere.
Le note della bossa nova giacciono nel confine tra illusione e realtà: parlano di un amore spesso immaginato, mai vissuto, ma che è già finito.
Eppure, se non avessimo la possibilità di tradurre le parole dei testi e le ascoltassimo solo come suoni, non riusciremmo quasi a percepire il dolore, seppur velato, del poeta.
La prima cosa che percepiamo è ritmo, movimento, armonia.
Questa è forse la sua più grande ricchezza: parlare dell’amore e della nostalgia con leggerezza.
I sentimenti di dolore e di tristezza, che raccontano la presenza di un’assenza, così si addolciscono, si smussano, una volta calati nei toni soffusi e nell’atmosfera minimalista, tipica del genere.
Tuttavia, appare necessario andare a scavare più in fondo e ricercare le origini primordiali della bossa nova indietro nel tempo, all’interno del ricco tessuto storico, culturale e sociale da cui, questo genere musicale nuovo e originale prese vita.
La musica tradizionale brasiliana, di cui la bossa nova è forse il capitolo più dolce, nasce da una molteplice contaminazione e, dall’incontro-scontro fra tre culture diverse, che ancora oggi vengono definite le tre anime del Brasile: la cultura nativa degli indios, la cultura europea dei colonizzatori portoghesi e la cultura africana.
L’incontro tra la cultura africana e quella brasiliana, determinato dalla colonizzazione portoghese del Brasile, avviene nel 1600, attraverso la tratta atlantica di schiavi tra il Portogallo, il Brasile e l’Africa occidentale, che venivano sfruttati insieme agli indios per la coltivazione della canna da zucchero.
Dal punto di vista musicale, questo incontro fece sì che la musica classica europea del sedicesimo secolo, specialmente quella da sala e delle corti, come il valzer, lo scottish e la polka, incontrò la ritmicità e gli strumenti della musica tradizionale africana, portando alla nascita di un genere nuovo e originale, il lundu, che a sua volta determinò la nascita del choro, del samba, e infine della bossa nova.
La bossa nova è quindi solo uno dei momenti della lunga e ricca evoluzione che ha avuto la più vasta musica brasiliana.
Lenine, musicista e cantautore brasiliano contemporaneo, nel suo brano
“Sob o mesmo céu” (Sotto lo stesso cielo), si chiede: “Con quanti Brasile è fatto un paese chiamato Brasile?”.
Con questa affermazione, l’artista ci parla della molteplicità culturale del suo paese.
(…)Con quanti Brasile è fatto un paese chiamato Brasile?
Veniamo dal tamburo indiano,
Veniamo dal Portogallo,
Viene dalla batuque nera
Veniamo dalla campagna e dalla capitale,
Veniamo dal fondo della foresta,
Dalla giungla urbana dei grattacieli,
(…)
Veniamo dal samba, dal forró,
Veniamo dal futuro per conoscere il nostro passato”.
Ovviamente nell’intervallo di tempo che va dalla colonizzazione portoghese del Brasile alla nascita di questo genere non dobbiamo dimenticare le altre importanti sfumature musicali che si svilupparono e che, come declinazioni differenti di generi preesistenti, furono momenti di passaggio fondamentali per l’approdo alla bossa nova.
Tra queste ricordiamo il maxixe, conosciuto anche come tango brasiliano, il forrò, il sertanejo, il maracatu, la modihna e le diverse tipologie di samba come il samba-canção, il samba de coco e il samba de roda.
Tra questa ricchezza musicale, i generi che influenzarono più direttamente la bossa nova furono il choro, il samba e successivamente il cool jazz americano.
Il contesto storico e culturale in cui nasce questo genere è ricco di fermento e, dal punto storico, coincide con la rottura di un equilibrio.
La bossa nova nasce infatti dal clima di rinascita economica, intellettuale e industriale del Brasile degli anni ’50 e da un’atmosfera ricca di varietà e di energia, da cui prende vita una melodia gioiosa e intrisa, allo stesso tempo, di malinconia, che racconta la vita carioca e suggestiva di Rio de Janeiro.
Tuttavia, la nascita del genere sarà seguita da uno dei momenti più oscuri della storia del Brasile: il colpo di stato del 1964, che determinò la dittatura militare che sarebbe durata per i successivi 21 anni.
Dunque, il genere riflette, da un lato la rinascita culturale del paese e, dall’altro, il fermento della lotta politica e studentesca contro il regime dittatoriale, che vide coinvolti anche Gilberto Gil e Caetano Veloso, arrestati nel 1968.
Riconoscendo oggi il valore della contaminazione culturale e della ricchezza che scaturisce dall’incontro con il “diverso da sé”, ascoltando la bossa nova, ci chiediamo però quali suoni potesse avere la musica del popolo brasiliano, prima ancora che la storia facesse il proprio corso. Seppure appare difficile scomporre la matrioska culturale e musicale di un paese vasto come il Brasile, sappiamo che i popoli autoctoni usavano strumenti semplici, quasi bucolici, come flauti, corni, fischietti, tamburi e sonagli, con i quali eseguivano ritmi e canti.
Successivamente, con l’arrivo dei portoghesi e con la volontà dei gesuiti di convertire gli indigeni al cristianesimo, venne introdotta la musica rinascimentale europea, il canto gregoriano e nuovi strumenti.
Figlia della ricchezza della propria storia, con i suoi toni soffusi ed il suo ritmo originale e dolce, in breve tempo, la bossa nova conquista una propria autonomia di genere e diventa famosa in tutto il mondo attraverso i brani di Tom jobim, Vinicius de Moraes, Toquihno, Joao Gilberto, Stan Jatz, Elis Regina, Astrud Gilberto, Elizeth Cardoso, Toquihno, Gilberto Gill, Caetano Veloso e molti altri ancora.
Come di Jobim ricordiamo il suo profondo legame con la musica classica, di Joao Gilberto, ricordiamo il suo speciale rapporto con il silenzio, che sapeva essere la musica assoluta.
Da qui la volontà di arrivare al “massimo” attraverso pochi elementi, dando al suono il tempo necessario, incorniciandolo piuttosto nel silenzio, per il quale nel samba non c’è spazio. Attraverso la sua voce calma e soffusa, Joao Gilberto lega poi i suoni, mischiandoli e trasformandoli in un’atmosfera, in una sensazione.
Durante il seminario tenutosi a Roma nel 2018, presso la Scuola popolare di musica di Testaccio, “La canzone brasiliana e la bossa nova”, Fred Martins, profondo conoscitore e studioso della musica brasiliana, definì la bossa nova come “un nuovo modo di suonare la chitarra, che altro non è che una maniera più “asciutta” ed “essenziale” di suonare il samba. . La radicalizzazione degli elementi, con l’idea di arrivare al “nucleo” delle cose, l’idea di arrivare al “massimo” attraverso il “minimo”.
Non a caso “bossa nova” significa proprio “nuovo ritmo”, e di fatto il samba, nelle sue molteplici declinazioni, è l’anima della bossa nova, che tuttavia, in questo genere, smussa i suoi toni, li rende soffusi e ne rallenta il ritmo (infatti difficilmente la bossa nova supera gli 80 battiti per minuto).
Questo nuovo modo di suonare la chitarra, caratterizza le composizioni di Joao Gilberto e viene denominato “batida de violão”.
La batida diventa, in breve, l’ossatura ritmico-armonica e, allo stesso tempo, elemento caratterizzante della bossa nova.
Essa consiste in un nuovo modo di pizzicare le corde della chitarra, che vede protagonista, da un lato l’uso della mano destra, e, dall’altra, le percussioni alternate sulle corde, per enfatizzare il ritmo.
In questo modo, mentre il pollice pizzica i bassi, le restanti dita pizzicano le altre corde.
La pubblicazione, nel 1958, del disco “Canção do amor demais” della cantante brasiliana Elizeth Cardoso, viene considerata la data ufficiale della nascita della bossa nova, come per il samba era stata la registrazione del brano “Pelo telefone” di Ernesto dos Santos nel 1916. Inoltre questo disco racchiude i due brani in cui è più evidente e riconoscibile l’utilizzo della batida: “Chega de Saudade” e “Outra Vez”.
Il valore emblematico del disco viene riconosciuto in quanto vide per la prima volta la collaborazione di Joao Gilberto, Vinicius de Moraes e Antonio Carlos Jobim.
Tra le tracce più celebri dell’album “Getz/Gilberto” del 1964 troviamo “Só danço samba “, “Desafinado” e “Corcovado“, brani che oggi, soprattutto per gli amanti del cool jazz, costituiscono un percorso obbligato per un primo approccio al genere.
Questo album racconta perfettamente l’incontro tra la tradizione musicale americana del jazz e quella brasiliana del samba e della bossa nova.
L’incontro tra queste due traduzioni va tuttavia considerato come un evento puntuale che fa parte di un atteggiamento generale diffuso di apertura del jazz verso i ritmi sudafricani, che ebbe inizio a partire dalla seconda metà degli anni ’40.
Fu infatti grazie a questo prezioso incontro che il cool jazz, protagonista negli Usa degli anni ’40 e messo in crisi dall’ascesa del rhythm and blues, del free jazz, dell’hard bop e del funk, riuscì a trovare una nuova strada verso la quale evolversi.
L’incontro con la musica brasiliana, determinò quindi, non solo la sopravvivenza di questo genere, ma anche la sua necessaria e spontanea evoluzione verso orizzonti nuovi e originali che lo potessero far nascere di nuovo: la bossa nova.
D’altra parte, il contributo che il cool jazz diede alla bossa nova fu cruciale, sia dal punto di vista musicale e compositivo, che per la sua diffusione nel Nord America e successivamente in Europa.
Il 9 Ottobre del 1964, sulla scia dell’ormai divampante successo della bossa nova negli Stati Uniti, il sassofonista jazz Stan Getz, il chitarrista e cantante brasiliano Joao Gilberto e la sua compagna Astrud Gilberto, suonarono alla Carnegie Hall di New York, il 9 Ottobre del ‘64, in cui il concerto registrò il tutto esaurito.
A partire dal 1969, nacque in Italia un peculiare incontro con la musica brasiliana, che si tradusse in due dischi originali: “La vita, amico, è l’arte dell’incontro” dove, ad incontrarsi sono Vinicius de Moraes e Sergio Endrigo e “La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria” del 1976 di Ornella Vannoni, Toquihno e Vinicius de Moraes.
Uno degli intrecci più affascinanti tra i due paesi avvenne nel 1937, anno in cui Giuseppe Ungaretti, trasferitosi in Brasile, incontrò Vinicius de Moraes.
Il rapporto tra i due si riaccenderà nel 1969, anno in cui Vinicius de Moraes soggiorna a Roma per registrare l’album “La vita, amico, è l’arte dell’incontro” con Ungaretti, Toquihno e Sergio Endrigo, cantato interamente in italiano.
Sempre del 1969, Ungaretti tradusse e pubblicò alcune poesie del poeta Vinicius de Moraes.
Alcune di queste tracce vennero recitate dal poeta italiano nell’album con l’accompagnamento della chitarra brasiliana.
Altro interessante momento di comunione tra il cantautorato italiano e la bossa nova è sicuramente il brano “Estate” di Bruno Martino.
Questa canzone, intitolata originariamente “Odio l’estate”, colpì particolarmente Joao Gilberto durante una sua tourneè in Italia, tanto che, quasi 20 anni dopo, decise di arrangiarla in forma brasilianizzata, facendone una delle versioni più ascoltate.
Cosa rimane però oggi di questo genere musicale che sembra appartenere ad un’altra generazione?
Oggi possiamo dire che bossa nova ha influenzato fortemente il jazz e la musica leggera degli ultimi decenni, attirando in Brasile diversi musicisti, spinti dalla volontà di trovare nuovi orizzonti per le proprie composizioni attraverso la reinterpretazione di tradizioni, sonorità e strumenti.
Nella musica contemporanea brasiliana percepiamo lo stretto rapporto che c’è tra tradizione e innovazione, tra regola d’arte e sperimentazione.
La musica brasiliana delle nuove generazioni è infatti molto legata alle tradizioni, ed alle sonorità dei propri padri, che tuttavia vengono sperimentate verso nuove prospettive.
Il samba e la bossa Nova, oggi continuano ad essere eseguite e prodotte in Brasile e di conseguenza continuano ad evolvere, grazie anche da artisti emergenti come per esempio Bixiga 70, band brasiliana nata nel 2010, che partendo da ritmi provenienti dalla musica africana, brasiliana, latina e afrobeat è riuscita a creare un proprio stile originale.
Il cantante e musicista Arto Lindsay, si potrebbe definire, per certi versi, prosecutore della volontà di Stan Getz.
Nato negli Stati Uniti, ha vissuto per molti anni in Brasile, ricercando nella musica popolare brasiliana di Gilberto Gill e di Caetano Veloso, il suo ritmo.
Nelle note dei suoi brani scorre però anche la musica sperimentale statunitense ed il free jazz, che negli anni ’60 aveva messo tanto in crisi il cool jazz di Stan Getz, tanto da portarlo a sbarcare in Brasile in cerca di un ritmo che potesse ridare vita alla sua musica.
Tra le nuove generazioni troviamo Rosalia de Souza, cantante brasiliana, formatasi a Roma alla scuola Popolare di Musica di Testaccio, che ha cantato in diversi club-jazz della capitale, rafforzando il legame tra bossa nova e jazz, come era stato fatto da Stan Getz e Joao Gilberto negli anni ‘60.
Interessante anche la musica di Vinicius Cantuaria, cantante e musicista brasiliano che compone brani e metà strada tra la bossa nova, il jazz ed il rock, generi musicali che considera pianeti della stessa orbita.
La conoscenza della tradizione musicale brasiliana, ancora oggi fertile ed in forte evoluzione, è quindi una chiave di lettura preziosa di un paese in cui musica e storia sono state da sempre profondamente connesse.
Articolo di Guia Simonetti