Nell’aprile del 1992 un tribunale della California assolve tutti e quattro gli imputati, dando il via a quella che viene ricordata come “la battaglia di Los Angeles” (se siete fan dei Rage Against the Machine sì, è quella Battle of Los Angeles). In cinque giorni di proteste si registrarono ben 63 morti, più di 2000 feriti e 12 mila arrestati. Ma se dopo quasi trent’anni ci ritroviamo a commentare dei fatti così simili tra loro, probabilmente è il momento di parlare seriamente di una riforma della polizia USA. Alcuni spunti interessanti li fornisce il lavoro di James F. Albrecht “Police Brutality, Misconduct, and Corruption” (Springer, 2017). Albrecht ha lavorato per 22 anni, dal 1982 al 2003, presso il New York City Police Department, che viene infatti preso come riferimento nel suo lavoro e definito “un ‘trend setter’ rispetto al resto delle polizie statunitensi, non sempre in senso positivo”. Anche per questa sua implicazione dall’interno, il lavoro di Albrecht pecca a volte di parzialità: come quando sembra apertamente sminuire gli episodi di violenza subiti da Abner Louima (picchiato e violentato nel bagno di una stazione di polizia da un agente) e Amadou Diallo (ucciso da 41 colpi per essere sfuggito ad un fermo ed aver estratto un oggetto dalla tasca, poi rivelatosi non una pistola ma un portafogli). Tuttavia, l’analisi storica e psicologica di Albrecht è notevole e fornisce anche diversi appunti sull’attualità.