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Linguaggio
“Le parole che usiamo e quelle che ci mancano dicono molto della nostra cultura, società e visione del mondo”.
l linguaggio è un elemento fondamentale per la definizione, creazione ed espressione dell’identità personale. Quando comunichiamo attraverso la lingua facciamo delle scelte più o meno volontarie che dicono qualcosa di noi, della nostra cultura, della nostra società, della nostra visione del mondo. Il linguaggio condiziona il modo in cui pensiamo, ossia il modo in cui identifichiamo noi stessi e gli altri, risultando così uno strumento performativo centrale per la costituzione dell’identità, sia sul piano personale (riconoscersi, definirsi in quanto soggettività), sia sul piano collettivo (riconoscersi in una comunità, riconoscersi in quanto comunità). Uno strumento, però, che cambia nel tempo e si adatta alla necessità di esprimere una realtà complessa. Nel mondo contemporaneo, in cui la globalizzazione fa da protagonista, con un continuo flusso di persone, merci, servizi e idee, l’identità personale diviene risultato di numerose connessioni e contatti. Non bisogna pensare alla lingua come qualcosa di fisso e immutabile, vi sono delle variazioni costanti che si precisano con il passare degli anni; alcune di queste sono necessarie affinché una lingua possa diventare più inclusiva, possa permettere a ognuno di parlare di sé senza compromessi dolorosi, altre variazioni invece possono mettere a repentaglio l’espressione stessa della propria differenza etnica e identitaria.
Condividere un idioma significa spesso condividere delle radici, una storia, significa riconoscersi come parte di una comunità e di un’etnia, tasselli che vanno a costruire l’identità personale. In questo disegno la lingua si inserisce come un mezzo per dire qualcosa di sé mentre si parla, crea un sottofondo in cui piccoli aspetti dell’identità emergono attraverso le parole, il tono, l’accento. Alcune volte però, quando quegli aspetti linguistici che parlano di noi sono connessi ad un pregiudizio rispetto alla comunità di cui si fa parte, allora la lingua rischia di diventare uno stigma, e i parlanti entrano in conflitto tra la libertà di esprimere la propria identità etnica e la paura di essere connessi a una narrazione stereotipata in cui non ci si riconosce. Il linguaggio si fa specchio di un problema sociale, ossia dell’idea che ci siano etnie e quindi identità linguistiche inferiori. Ciò porta da un lato verso un razzismo diffuso, dall’altro verso una forte chiusura di questi gruppi, dove i caratteri etnici, culturali e linguistici vengono utilizzati come strumento per rafforzare l’unità del gruppo stesso. Il rischio in cui ci si imbatte è quello di non riconoscere l’importanza di tutelare e rispettare le differenze linguistiche come espressione della propria identità etnica. Diviene perciò necessario liberare il linguaggio da stereotipi razzisti che portano alla stigmatizzazione dei parlanti e dell’idioma stesso, di quella lingua che invece fa parte di un patrimonio culturale che dovrebbe essere tutelato.
Sono problematiche che riguardano moltissimi Stati, ma che forse in Italia vengono percepite come lontane, erroneamente convinti di essere in un Paese monolingua. Proprio in Italia, invece, la tutela delle minoranze linguistiche risulta fortemente manchevole, esclude intere comunità, comportando una generale sfiducia nell’uso delle lingue di minoranza nelle nuove generazioni, per il basso prestigio che gli è riconosciuto. Non identificare alcune lingue come minoritarie, e dunque non garantirne la tutela, significa lasciarle al loro graduale oblio; ma quando scompare una lingua, scompare una parte di quella diversità culturale e etnica che caratterizza anche il nostro Paese, malgrado alcune volte sembri difficile ammetterlo. Allora, chi di quella lingua inizia a sapere sempre meno, farà sempre più fatica ad esprimere una parte di sé tramite il linguaggio, avrà un legame meno saldo e più sofferto con quel tassello che, in maniera confusa, contribuisce a definire la sua identità.
La lingua riflette delle problematiche sociali e culturali complesse, lo si vede nel suo uso e nelle sue mancanze, infatti non avere un modo per esprimere qualcosa è un aspetto fortemente significativo. Nella nostra società, in cui sessismo, eterosessismo e omotransfobia sono problematiche tutt’altro che superate, si apre la questione del cambiamento linguistico come necessario per fare in modo che tutti possano esprimere la propria identità parlando di sé, senza essere più costretti in sterili definizioni di genere. Il mancato riconoscimento linguistico, laddove la lingua si pone come strumento fondamentale nell’interpretazione del mondo, rende difficoltoso qualsiasi riconoscimento sul piano sociale.
Lingua, infine, significa anche comprensione, e spesso non avere la capacità di comprendere l’altro, di comprendere un testo, di valutarlo, implica rimanere esclusi da un punto di vista socioeconomico e soprattutto politico. Il fenomeno dell’analfabetismo funzionale, che interessa in maniera drammatica il nostro Paese, crea una contrapposizione tra un’élite competente, capace di esprimersi in un linguaggio sempre più specializzato da un punto di vista tecnico-scientifico, e un “popolo” che si sente estraneo dal linguaggio della politica e dallo stesso processo decisionale. Parlare di lingua oggi significa scontrarsi con queste e altre numerose problematiche sociali che ogni giorno mettiamo in luce nelle nostre conversazioni attraverso il modo in cui parliamo e ciò che comprendiamo, attraverso le parole scelte e quelle che ci mancano.
Articolo di Soda Marem Lo
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