Come cambia il rapporto Usa-Chiesa dopo l’elezione di Biden

Dopo quattro anni di crisi, i rapporti tra Stati Uniti e Chiesa cattolica sembrano pronti per essere riallacciati

Tra le tante sfide che all’orizzonte attendono il nuovo Presidente degli Stati Uniti Joe Biden c’è anche l’insidioso compito di ricucire il rapporto tra USA e la Chiesa cattolica dopo quattro anni di crisi durante la presidenza Trump. L’America non è mai stata così divisa come oggi, e questa frattura attraversa anche il mondo cristiano e cattolico. Tale frattura svolge ancor più un chiave dal momento in cui Biden è il primo presidente americano cattolico dopo Kennedy. A differenza di quest’ultimo, che aveva un legame molto privato con la sua fede, Biden non manca tuttavia di esternare il suo credo religioso.

 

Biden e il suo rapporto con la fede

In questi mesi tutti abbiamo conosciuto i dolorosi avvenimenti che hanno caratterizzato la vita del 46esimo presidente degli USA; questi rappresentano il punto cardine della sua fede in Dio testimoniata dalla profonda devozione alla messa domenicale, insieme al rosario, sempre presente nella sua tasca, appartenuto al defunto figlio Beau. 

Il neo-eletto alla Casa Bianca ha inoltre un rapporto speciale con i gesuiti, ordine molto caro al pontefice Bergoglio, che negli ultimi anni hanno tentato un rinnovamento rispondendo in maniera dura al provvedimento di Trump contro la regolarizzazione dei minori immigrati illegalmente. Segnali significativi di questo legame e della vita di fede di Joe Biden arrivano già durante la cerimonia del suo insediamento lo scorso 20 gennaio.

Presta giuramento su un’antica e voluminosa Bibbia di famiglia e – E pluribus unum, motto ufficiale degli Stati Uniti esposto sul sagrato di Capitol Hill durante la cerimonia, viene subito associato ad uno dei postulati del pontificato di papa Francesco, «il tutto è superiore alla parte» (Evangelii Gaudium, prima esortazione apostolica di Bergoglio). Se quanto accade durante l’inaugurazione rappresenta la carta d’identità da mostrare alla nazione, allora la presenza del gesuita Leo O’Donovan, guida spirituale di Biden ed ex rettore della Georgetown University, dice tanto sul ruolo che la Compagnia di Gesù avrà nella ricostruzione di una Chiesa cattolica che, da quanto si evince dalle parole di monsignor Robert McElroy (prelato della Chiesa cattolica, educato dai gesuiti che scrive per la loro pubblicazione ufficiale negli Stati Uniti), «è oggi alla deriva da molti punti di vista».

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Padre Leo O’Donovan all’insediamento di Biden. 

 

Le posizioni del Presidente che fanno storcere il naso a parte della Chiesa

Nonostante la sua grande professione di fede, Joe Biden presenta diverse posizioni progressiste in merito a temi come aborto, contraccezione, eutanasia e matrimoni tra persone dello stesso sesso. Proprio in merito a ciò un duro comunicato scritto dal presidente della conferenza episcopale americana, l’arcivescovo di Los Angeles José Gomez, alimenta le discrepanze nella Chiesa americana. Il messaggio di Gomez sembrava inizialmente di approvazione: «In un’epoca di crescente e aggressivo secolarismo sarà bello poter dialogare con un Presidente che capisce, in modo profondo e personale, l’importanza della fede e delle istituzioni religiose», aveva scritto l’alto prelato, prima di passare all’attacco di «certe politiche» di Biden «che farebbero avanzare mali morali, minacciando la vita e la dignità umana», con chiaro riferimento alle sue idee.  La dichiarazione dell’arcivescovo ha diviso l’episcopato: «Parole sconsiderate nel giorno dell’insediamento», dice Blase Cupich, il cardinale arcivescovo di Chicago e alleato di Francesco, secondo cui il comunicato è stato messo a punto «senza consultazioni», «un fallimento interno» che «non contribuisce all’unità della Chiesa», di per sé già in gran parte divisa.

Lo stesso McElroy nelle ultime settimane ha spezzato una lancia a favore di Biden, criticando coloro che hanno interrogato la sua fede cattolica personale sulla base delle sue posizioni discordanti, denunciandolo come «un attacco al significato di ciò che deve essere cattolico». McElroy ha detto che, sebbene gli atti di aborto siano intrinsecamente malvagi, la legislazione al riguardo è una questione di giudizio prudenziale e, inoltre, che l’identità cattolica non si regge o non cade su un’unica posizione politica. L’insegnamento sociale cattolico e l’identità comprendono valori come la solidarietà, la compassione, l’amore per la Chiesa e «avere un rapporto pieno di grazia con Dio». 

Il ritorno in scena dei gesuiti americani, dunque, fa da contraltare alla frattura con i cattolici più conservatori, lo zoccolo duro della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB) – rappresentati da Gomez – fa emergere la sensazione che lo scontro tra conservatori e progressisti sia ormai giunto a un punto di non ritorno. Questo era stato sollevato già durante l’ultima Conferenza dell’Usccb a Baltimora (novembre 2019), dove i riflussi conservatori scatenati con la nomina di Andrew Cozzens a vicepresidente, si sono scontrati con gli inviti del nunzio apostolico degli Usa, Christopher Pierre, nel recepire la linea dettata da Bergoglio nelle esortazioni apostoliche.

 

Gli altri temi-chiave

Tra Santa Sede e Usa i rapporti durante la presidenza Trump sono stati molto altalenanti, a partire dal tema relativo ai migranti e la barriera con il Messico, criticata dal Papa già prima dell’elezione nel 2016. Da Biden su questa politica sembra esserci un importante cambio di rotta concretizzato nella revoca delle restrizioni all’immigrazione imposta da Trump, uno fra i primi provvedimenti presi. La promessa di consentire l’ingresso a 125mila immigrati all’anno avrà una ripercussione sull’identità cattolica americana. La palla passa poi alla questione ambientale, in sintonia con l’attuale agenda presidenziale che punta alla lotta al cambiamento climatico e alla giustizia sociale. Chiaro il collegamento all’enciclica Laudato Si’ (che tratta l’interconnessione tra crisi ambientale della Terra e crisi sociale dell’umanità, ossia l’ecologia integrale) la quale è stata sempre criticata dalla fetta repubblicana.

Secondo il Pew Research Center, istituto che fotografa costantemente i mutamenti sociali e demografici degli Stati Uniti, il 40 per cento dei cattolici ispanici pensa al cambiamento climatico come parte della propria identità cattolica (contro il 22 per cento dei cattolici bianchi) e solo il 25 per cento degli intervistati ammette le unioni omosessuali. Lo sviluppo sociale inoltre è da sempre in cima all’agenda sociale dei gesuiti d’America. Cambierà anche l’ambasciatore Usa presso la Santa Sede: da tre anni si era insediata  Callista Gingrich – già produttrice tv – un nomina indotta dal marito Newt, ex presidente della Camera dei rappresentanti Usa e candidato presidenziale repubblicano del 2012.

Biden forse questa volta sceglierà un rappresentante di maggior peso ed esperienza o comunque effettuerà la scelta con più attenzione, visto che anche negli otto anni della presidenza Obama erano stati designati personaggi di secondo piano, in controtendenza ad altri paesi come la Russia, che nominano diplomatici di primissimo livello, visto il peso che continua ad assumere Francesco negli equilibri geopolitici mondiali. 

 

Quanti cattolici in parlamento?

Da un altro studio del Pew Research Center, emerge che “quasi nove parlamentari su dieci si identificano come cristiani (88 per cento), rispetto ai due terzi degli americani presi nel loro insieme (65 per cento)”. Inoltre “il congresso è sia più fortemente protestante (55 per cento contro 43 per cento) che più fortemente cattolico (30 per cento contro 20 per cento) rispetto alla popolazione adulta degli Stati Uniti in generale”. Interessante oltre a ciò il dato  che vede una prevalenza di cattolici tra i democratici e di protestanti tra i repubblicani. Numeri che fanno riflettere anche in relazione alle note posizioni dell’episcopato americano, gran parte ultraconservatore e sostenitore di Trump.

 

Wilton Gregory: primo cardinale afroamericano della storia

E se negli ultimi anni i difficili rapporti tra la Santa Sede e gli Stati Uniti sono stati accentuati proprio per la notevole presenza di cardinali pro Trump, Papa Francesco lo scorso novembre compie un gesto importante passato quasi in sordina all’opinione pubblica – ancor prima dell’elezione di Biden – ha iniziato un percorso di rinnovamento della Chiesa nominando il primo cardinale afroamericano nella storia: Wilton Gregory. Questi in un’intervista rilasciata in videoconferenza ha dichiarato di voler essere una “voce per la comunità afroamericana nell’orecchio del Papa” vicina a Biden, e collaborare con lui sarà la prima grande partita.

Che il neopresidente viaggi su una corsia preferenziale rispetto a Trump, visto il suo credo, appare quasi scontato, ma lo è tutt’altro ricucire e consolidare un rapporto che presenta tanti punti di contatto quanti  ostacoli.

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Papa Francesco mentre nomina Wilton Gregory cardinale
CC
“GM3_0339.JPG” by BostonCatholic is licensed with CC BY-ND 2.0. To view a copy of this license, visit https://creativecommons.org/licenses/by-nd/2.0/

 

Articolo di Andrea Carcuro