Un anno di Scomodo e Teatro di Roma

Il passato, presente e futuro della collaborazione tra Scomodo e Teatro di Roma

Il passato

La felice collaborazione tra Scomodo e il Teatro di Roma nasce nel Febbraio 2020 dal comune desiderio di approfondire il legame tra la cultura e la città che la ospita, rimettendo l’arte e il teatro in tutte le sue espressioni al centro di un nuovo nucleo cittadino, uno spazio virtuale basato sull’incontro e la condivisione – parole che stridono rispetto al glossario dell’ultimo anno. E’ d’importanza vitale per entrambe le nostre realtà tornare a immaginare nuove possibilità, occasioni, strumenti e linguaggi per costruire (o ricostruire) il dialogo inesausto tra l’istituzione culturale e il suo pubblico, quello già approdato e quello ancora alla deriva, in attesa di un porto sicuro.

Uno degli approdi possibili era Oceano Indiano, un progetto di TdR ospitato da Teatro India e che raccoglie cinque compagnie romane – DOM-, Fabio Condemi, Industria Indipendente, MK, Muta Imago – con l’obiettivo di avviare un processo condiviso di reinvenzione dello spazio del teatro, aprendo a nuove possibilità, esperimenti, pratiche. L’intento era trasformare radicalmente la relazione del teatro nei confronti del pubblico, non offrendogli solo un luogo della visione ma di ripensamento stesso di quel spazio.  Poi, d’improvviso, la pandemia e tutto ciò che ha portato, il che ha reso la trasformazione più che mai necessaria innanzitutto per Oceano Indiano, già costretto appena nato a reinventarsi sotto forma di palinsesto radiofonico. Dal 3 aprile a metà giugno, il nuovo progetto di Radio India ha portato le pratiche artistiche di Oceano Indiano nell’unico ormeggio rimasto agli spettatori in un periodo di lockdown e coprifuochi: le case, i salotti, le camere da letto.

 

Il presente

E’ in questo contesto che si inserisce la chiamata di gruppo2020, curata da Industria Indipendente e lacasadargilla e rivolta alla fascia adolescenziale di autori esordienti per la realizzazione di un racconto, dall’horror alla science fiction, che intercettasse i contorni di un mondo – e di una città – così alieno, irriconoscibile, come quello offertosi in fase di primo lockdown. Alcuni dei racconti pervenuti sono stati poi trasmessi su Radio India sotto forma di podcast radiofonico e interpretati da attori professionisti. Ma i mille volti di Oceano Indiano hanno trasformato in corsa anche gruppo2020, arricchendo la fruizione uditiva con quella visiva: il podcast è diventato un format video inserito sulla piattaforma web di #TdROnline. Dopo queste prime esperienze in forma virtuale, gruppo2020 si è fatto luogo d’incontro, diventando un laboratorio di scrittura collettiva, intrecciandosi con il resto dei progetti partecipativi che stanno caratterizzando l’attività di TdR.

E oggi, in occasione del primo anniversario – con l’auspicio sia il primo di tanti – dall’inizio della collaborazione fra Teatro di Roma e Scomodo, ben otto racconti emersi da questa fase laboratoriale sbarcano su cartaceo con un inserto di 72 pagine illustrate, il primo del suo genere: gruppo2020/bù•io/. La pubblicazione non solo riconferma l’attenzione di TdR nei confronti degli under 25, fra i quali Scomodo rappresenta una realtà consolidata. Ma rinsalda l’obiettivo strategico fondamentale di Scomodo: fare da tramite di collegamento, da collante, fra i giovani e gli enti istituzionali di promozione della cultura sul territorio, romano e non. Nonché funge, grazie al sostegno di TdR, da terreno di prova per progetti futuri, su tutti la creazione di un inserto permanente curato dalla nascente sezione narrativa di Scomodo, già messasi alla prova sulla sezione web con una serie di racconti pubblicati nel corso dell’estate.

 

Il futuro

Di questo futuro luminoso hanno parlato soprattutto Giorgio Barberio Corsetti e Francesca Corona nei loro discorsi di apertura della nuova stagione di TdR, che definire solo teatrale sarebbe riduttivo e che il Presidente Emanuele Bevilacqua prefigura come “la migliore di sempre”. Il Cantiere dell’Immaginazione, così si chiama la rassegna che ha come nucleo tematico la città, è “un grande laboratorio in cui rimettere alla prova la nostra immaginazione” – spiega Corsetti. Uno sforzo immaginativo che si è dovuto attivare nuovamente, con prontezza e flessibilità, dopo che la boccata d’aria fresca portata dalle riaperture estive è stata soffocata da un nuovo blocco generale. Lo spazio fisico, oltre a quello del pensiero, continua però a essere aperto nel rispetto delle norme: l’India rimane residenza per diverse compagnie del territorio; l’Argentina e il Valle diventano set di produzione per contenuti video e radiodrammi; oltre ai tanti laboratori, i progetti partecipativi e le proposte di formazione artistica e culturale che stanno caratterizzando l’anima di questa stagione. Parallelamente ci sono i progetti non direttamente riconducibili a un luogo specifico, ma distribuiti su tutto il tessuto cittadino, letteralmente in tutti i suoi quartieri, dalle periferie al centro storico. Intorno alle prime orbita il Cantiere Amleto, prima tappa di lavoro in vista dell’adattamento dall’omonima opera shakespeariana, programmato per l’autunno e diretto da Giorgio Barberio Corsetti.

Le fasi di workshop coinvolgono gli under 25 disseminati nelle periferie romane, dando loro la parola per raccontare le vite vissute, i desideri, le aspirazioni, ma anche la rabbia, il senso di rivolta, il sogno di una città diversa. E restituendola attraverso video, poesie e brani realizzati dagli stessi ragazzi. Sui monumenti, i simboli, le statue, si concentrerà invece Immagini di città, un lungo progetto di indagine toponomastica sulla città di Roma che, una volta avviato, muoverà dalle strade e gli edifici, passando per gli enti culturali e le associazioni del territorio, per ridisegnare la mappa – creativa, narrativa, artistica – della Capitale. Un progetto che Scomodo non può che promuovere con entusiasmo e interesse, visto anche il suo lavoro con Treccani, parallelo ma affine, di mappatura socio-culturale di Roma. In conclusione, cantiere e immaginare sono le due parole chiave di questa nuova stagione, a rappresentare lo sforzo di una ricostruzione che deve seguire al cataclisma. Sono le due declinazioni di uno stesso processo, quello di edificazione di un qualcosa che prima non c’era o che si era a lungo perduto. Ma due sinonimi in una stessa frase fanno un rafforzativo: tanto meglio, perché ne abbiamo davvero un gran bisogno.

 

Partecipa al laboratorio “Immagini di città” inviando una mail a atelier@teatrodiroma.net con oggetto:

Immagini di città – Scomodo

 

Articolo di Carlo Giuliano