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Tornare dal vivo: la difficile ripartenza dello spettacolo
La ripresa del settore tra confusione legislativa e difficoltà tecniche
A ormai più di due anni dall’inizio della pandemia il comparto dello spettacolo non ha ancora ripreso la propria attività regolarmente. Sono stati anni anomali che, segnati dal succedersi di decreti legge per contenere la diffusione del virus e tamponare gli effetti negativi che lo stato di emergenza ha prodotto in ambito economico, hanno portato con sé una serie di disagi ed inconvenienti a numerosi lavoratori del settore.
Lo stato dei lavoratori dello spettacolo dopo due anni di pandemia
In molti casi il problema ha riguardato la mancata erogazione dei sostegni economici promessi, come il FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) o altre forme di finanziamento pubblico. Come mostra un’indagine condotta nel 2021 dall’associazione “Mi Riconosci”, su un campione di 1789 lavoratori del settore, solamente il 20% usufruiva degli aiuti statali, il 50% non percepiva alcun tipo di reddito, mentre quasi il 43.8% dichiarava di non riuscire a sostenere gli stipendi dei propri lavoratori o di aver chiuso la propria attività. Lo stesso rapporto ha rivelato, inoltre, come sia stato estremamente problematico rinnovare contratti a tempo determinato o interinali conclusi prima dell’inizio dello stato di emergenza. Un altro dato importante, ottenuto da un rapporto presentato dalla Fondazione Symbola, riguarda il numero di addetti nel settore. Si, infatti, stima che dal 2019 ad oggi abbiano perso il proprio impiego tra i 300 e le 380 i lavoratori.
La situazione, dunque, oggi non appare ancora mutata, come dimostrano i numerosi appelli di artisti con un passato nel settore indipendente come Coez, Salmo, Piotta, Ultimo e Tommaso Paradiso, che hanno denunciato e temono un ulteriore peggioramento della condizione lavorativa. Si stima, infatti, che la crisi non abbia colpito tutti al medesimo modo, ma, al contrario, abbia portato le poche azienda nazionali e straniere che hanno registrato una crescita a monopolizzare il mercato, lasciando le piccole o medie società testimoni di un arresto dello scouting, di un processo di innovazione o ricerca, aggravando la posizione professionale ricoperta, come raccontato dal giornalista Giordano Sangiorgi su Domani. Se, infatti, da un lato vi sono stati lavoratori che hanno dovuto sostenere per proprio conto il drammatico susseguirsi di disposizioni normative urgenti e stringenti, dall’altro vi sono realtà del settore che, grazie alla posizione ricoperta e la dipendenza statale, si sono sempre serviti dei sostegni fornitigli, come dimostrato dai salari, non inferiori alla soglia dei 20mila euro netti all’anno, percepiti da lavoratori operanti in specifici canali televisivi come la Rai. Sicuramente nella categoria di soggetti fragili vanno considerati i giovani laureati o diplomati a cui non viene garantita alcuna sicurezza lavorativa o prospettiva di una crescita personale. Si tratta di soggetti estremamente vulnerabili, operanti in un settore ad oggi precario su un piano economico ed occupazionale.
A livello normativo, in aggiunta all’erogazione dei sussidi, è stata disposta una limitazione alla capienza degli spazi destinati agli spettatori, atto che ha inciso negativamente sugli stipendi anche una volta ripresa l’attività. Lo stesso decreto legge 24/2022 riconferma una capienza non superiore al 75% delle persone presenti in uno spazio al chiuso, introducendo come unica novità l’abolizione della mascherina FFP2.
Tuttavia, seppure dopo mesi di lockdown, riaperture limitate, sgravi economici e una situazione apparentemente disastrosa, il ministro per i beni e attività culturali Dario Franceschini nella conferenza ministeriale del consiglio d’Europa, tenutasi nel mese di marzo 2022, ha definito la cultura “come risorsa strategica per il futuro d’Europa”, esprimendosi ottimista per la ripresa del settore. Lo stesso Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura nel comune di Milano, in un’intervista presso il Corriere della Sera, si è dichiarato ottimista considerando l’effetto delle manovre poste in essere negli ultimi mesi. D’altra parte, però, è impossibile ignorare il drastico calo degli ingressi del pubblico in strutture museali, teatrali o cinematografici nel solo capoluogo lombardo: mentre nel 2019 gli ingressi hanno raggiunto un milione e mezzo di visitatori, nel 2020 il dato è precipitato a 325mila e l’acquisto di biglietti e abbonamenti è risultato un terzo rispetto all’anno precedente. Tra questi ci sono stati casi ancora più drammatici, come per Palazzo Reale, dove si sono totalizzati 280mila ingressi a fronte degli 820mila dell’anno procedente. Anche adesso, in seguito alla riapertura di gran parte delle attività, a Milano come in tutta Italia, le nuove misure non garantiscono ancora ai lavoratori una stabilità economica tale da permettere lo svolgimento della propria attività. Una prima buona notizia, tuttavia, è arrivata il 4 maggio con l’approvazione in Senato dell’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo. Dovrà essere introdotta entro nove mesi dal voto con decreto legislativo e attraverso la creazione di nuovi ammortizzatori sociali potrà costituire un primo passo verso la tanto agognata ripresa.
Una cronologia delle misure attuate per lo spettacolo dal vivo, dal primo lockdown fino a oggi
Questa fase di possibile ripartenza è stata preceduta da due anni neri per lo spettacolo, nella quale è stato possibile osservare un crescendo di danni economici che hanno indebolito, o meglio quasi distrutto, mese dopo mese, il settore del teatro e della musica dal vivo. Nell’ottobre 2020, qualche mese dopo il primo lockdown, la situazione del mondo dei concerti, in particolare, è stata tanto critica quanto poco presa in considerazione. L’Italia era reduce da mesi di pandemia con prolungate chiusure e riaperture solo parziali che hanno recato gravi danni per le economie del mondo dello spettacolo: sono stati persi 8 miliardi di euro tra il 2019 e il 2020 (73% in meno) e i tecnici dello spettacolo sono diminuiti del 12,7% non potendo continuare a lavorare senza aiuti adeguati. Sei mesi dopo, nel marzo del 2021, sono stati stanziati con il Decreto Legge Sostegni 171,5 milioni di risorse per il settore cultura, prevedendo però una percentuale piuttosto bassa (80 milioni) per il settore della musica dal vivo. Eppure, secondo i dati Siae è proprio il settore della musica dal vivo ad aver sofferto di più: le orchestre sinfoniche non suonano da mesi, le discoteche e i live club restano nell’oblio e il 95% dei tecnici dello spettacolo non lavora. Il 16 aprile il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Franceschini ha comunicato di aver stanziato altri 27 milioni di euro per gli operatori extra FUS. Eppure, nella maggior parte dei casi, i sostegni stanziati dai decreti precedenti non sono ancora stati ricevuti.
Il 27 marzo hanno riaperto teatri, cinema e sale concerto con una capienza massima del 25%, salvo il rispetto del distanziamento interpersonale di almeno 1 metro, l’obbligo di misurare la temperatura e l’utilizzo del gel antisettico per igienizzare le mani. Un mese dopo il comitato tecnico scientifico ha accolto le proposte del ministro Franceschini per il riavvio delle attività legate al mondo dello spettacolo permettendo alle “zone gialle” la riapertura sia all’aperto che al chiuso e l’aumento della capienza: si passa dal 25% al 50%. Tuttavia sono stati fissati dei criteri frivoli per quanto riguarda la capienza delle sale e lo stop alla vendita di cibi e bevande comportando altri disagi alle imprese. Tra i vari limiti è sorto anche il problema del coprifuoco alle 22, che ha imposto spettacoli serali programmati del tardo pomeriggio, con una diminuzione ulteriore del pubblico.
Ad inizio ottobre 2021 i locali di intrattenimento e musica dal vivo hanno ricominciato a poter lavorare in zona bianca con una capienza pari al 100%. Poco dopo sono tornate nuove chiusure e restrizioni insostenibili per il settore a causa del decreto festività, alla vigilia di Natale, imponendo cambi location, date rinviate e/o cancellate. È riemerso il divieto di cibi e bevande e sono stati imposti l’obbligo della mascherina ffp2 e l’obbligo del tampone. Fino al 31 gennaio 2022 sono stati vietati gli eventi, le feste e i concerti e chiuse le sale da ballo, discoteche e locali assimilati.
Dal decreto legge del 25 marzo le capienze sono state riportate al 100%, è stato eliminato l’obbligo del distanziamento sociale e l’uso delle mascherine è stato reso facoltativo a partire dal 15 giugno. Non va dimenticato però il cronico ritardo nella comunicazione delle tempistiche di ripartenza da parte del Governo, che durante l’inverno ha spinto molti promoter a rinviare i tour estivi, causando ulteriori perdite per la musica da vivo.
La pandemia: un’occasione per lo sviluppo di associazioni di settore
Il settore spettacolo in Italia è sempre stato uno tra i più precari dal punto di vista della retribuzione e l’incertezza legata dalla confusione normativa derivata alla situazione pandemica ha contribuito ad aggravare questa precarietà. Molto spesso, a meno che non si lavori per una compagnia stabile che mette in scena diversi spettacoli in serie o in televisione, settore che non si è mai fermato garantendo ai dipendenti una continuità salariale, i lavoratori si trovano a dover affrontare dei periodi in cui gli introiti sono inferiori o inesistenti. Dal punto di vista sindacale inoltre a lungo non sono esistite garanzie, poiché non esiste un vero e proprio sindacato dei lavoratori dello spettacolo.
È “grazie” alla pandemia che si è arrivati alla creazione di alcune associazioni, come La Musica Che Gira, Bauli in Piazza, U.N.I.T.A. e KeepOn Live, che hanno permesso ai lavoratori di creare dei canali di comunicazione tramite cui sostenersi a vicenda e creare rete, riuscendo a mettere in contatto migliaia di artisti e tecnici in tutta Italia. Alcune associazioni, come ad esempio Bauli in Piazza, hanno iniziato a segnalare offerte di lavoro per tecnici e maestranze sulle loro piattaforme social: questo fa sì che questa diventi un punto di riferimento importante anche nella ricerca di nuove opportunità lavorative. La funzione delle associazioni in questo periodo è stato quella di creare chiarezza laddove le normative erano confuse e in contraddizione, ma soprattutto di fornire assistenza legale o tecnica.
Alla ripartenza molto spesso i lavoratori e gli stessi datori di lavoro si sono trovati davanti a una confusione a livello legislativo tale da non riuscire a decifrare autonomamente i comportamenti da tenere durante le prove di uno spettacolo. Da aggiungere a questa confusione c’è la difficoltà nel ricevere i fondi stanziati per i lavoratori: alcuni hanno dovuto attendere per mesi, altri non sono mai riusciti ad ottenerli. Tutto questo ha naturalmente portato a una situazione di malcontento generale, a cui va sommata l’incertezza costante a cui tutto il settore era sottoposto. Da un lato infatti, il continuo cambiare delle normative Covid per i set cinematografici e le sale prove ha generato frustrazione, dovuta all’incertezza del riuscire o meno ad andare in scena o a finire in tempo le riprese, aumentando enormemente i costi di produzione. Dall’altro lato, soprattutto nei settori live quali musica dal vivo e spettacoli teatrali, è capitato molto spesso che si dovessero cancellare repliche degli spettacoli a causa di contagi tra il cast o i tecnici, arrecando gravi danni economici alle compagnie e ai teatri.
Il settore è dunque stremato: due anni come quelli appena passati, in cui ci i lavoratori si sono trovati in una costante situazione di incertezza legata non solo ed esclusivamente dalla situazione di emergenza sanitaria, ma soprattutto alla confusione sulle normative per il contenimento dei contagi, hanno messo in ginocchio un sistema precario fin dalla nascita, portando a galla problemi strutturali che vanno ben oltre quelli strettamente legati all’emergenza sanitaria. Potrebbe dunque essere questo, come suggeriscono le associazioni di settore nate negli ultimi mesi, il momento per realizzare dei profondi e necessari cambiamenti che diano dignità ai lavoratori di questo comparto.
Articolo di Sara Innamorati, Beatrice Puglisi e Idarah Umana