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Abbonati Accedi Pensare alla memoria
in termini di mentalità
può essere utile per sollevare
nuovi quesiti, creare nuove
connessioni
e prendere coscienza
di problemi interpretativi
e potenzialità
nell’esplorazione
del concetto di memoria.
La storia della memoria
collettiva indaga come
le società ricordino
il proprio passato, come
lo rappresentino e come
mentano rispetto a esso. Pierre
Nora pubblicò con
Jacques Le Goff nel 1974 un
manifesto su un nuovo genere
di storia.
Nora trasformò lo studio
della rappresentazione collettiva
del passato
in storia della memoria.
Gli studi sulla memoria hanno
avuto basi internazionali
e transnazionali, influenzati dal
crescente interesse
per l’olocausto, dai nuovi
approcci al concetto
di identità nazionale,
dai cultural studies
che si concentravano
sulle istanze identitarie,
compresi gli studi post-coloniali
e di genere.
Jacques Le Goff e Pierre Nora
(a cura di), Fare storia,
Einaudi, Torino 1981.
Le dinamiche della memoria collettiva consistono in una perpetua interazione fra ricordare e dimenticare. Per poter tenere qualcosa a mente altre cose devono essere dimenticate. La nostra memoria è altamente selettiva
Distinguiamo due modalità del dimenticare:
Il dimenticare attivo che implica atti intenzionali quali distruggere e rovinare.
Elementi necessari e costruttivi per trasformazioni sociali interne.
Violenti e diretti verso culture
aliene o minoranze perseguitate
(anche la censura ne fa parte).
Un chiaro esempio viene rappresentato dalla notte del 10 maggio 1933, cinque mesi dopo l'ascesa di Hitler, migliaia di studenti tedeschi scandendo slogan contro “la decadenza” e “la corruzione morale” gettarono dentro un unico falò più di 20.000 libri. All’operazione presenziò Goebbels che tenne un discorso molto violento, nonostante il rogo non fosse stato organizzato dal governo, bensì dagli studenti stessi, infervorati dalla propaganda nazista, ùche stigmatizzava gli intellettuali in genere, particolarmente quelli ebrei o di sinistra.
Il governo approvò entusiasticamente il rogo e nelle settimane seguenti, i roghi dei libri apparvero in centinaia di altre città tedesche. Tra i libri distrutti vi furono le opere di alcuni dei maggiori pensatori e scrittori tedeschi come Albert Einstein e Thomas Mann e autori stranieri, tutti colpevoli di essere difensori della libertà di pensiero.
L’evento è commemorato da un “non-monumento”, quella forma di memoriale che non si butta agli occhi dei passanti ma che deve essere cercato e che allo sguardo dei più passa inosservato: una buca in profondità scavata nel suolo che rappresenta una biblioteca senza libri. L’assenza è la caratteristica principale. Chi vuole ricordare deve impegnarsi a trovare, a immaginare, a colmare i vuoti concreti con la forza del ricordo e la conoscenza.
E il dimenticare passivo – relativo ad atti non intenzionali quali perdere, nascondere, disperdere, abbandonare, trascurare. In questi casi gli oggetti non vengono materialmente distrutti:
sfuggono semplicemente all’attenzione, alla valutazione, all’uso che ne può essere fatto. Ciò che è perduto ma non materialmente distrutto può essere scoperto casualmente più tardi, in una soffitta
o in oscuri depositi, o anche venire riportato alla luce per esempio da scavi archeologici.
Il nome di queste precauzioni è: istituzioni culturali.
Pensiamo alle diverse stanze di uno stesso museo:
La memoria attiva custodisce e riproduce il capitale culturale di una società che è riproposto e riaffermato in continuazione.
Il suo grado di canonizzazione è stato acquisito tramite processi di valutazione rigorosi (non senza conflitti decisionali e di potere) che sono stati verificati attraverso tre momenti fondamentali:
selezione, valore, durata.
La decisione ( selezione ) attribuisce all’oggetto un’aura e uno status sacrosanto che gli resterà proprio nella storia ( durata ), indipendentemente dalle mutazioni storiche e dalle oscillazioni del gusto sociale. Lo inserisce nel rango del prezioso ( valore ) e gli attribuisce una posizione anche commerciale.
Così nasce il capolavoro.
A Parigi si fa sempre più evidente il problema della folla oceanica che si reca al Louvre unicamente per sostare davanti al capolavoro di Leonardo. Intasando gli spazi di chi vuole visitare altre sale e rendendo chilometriche le file all’entrata. La star del museo parigino attira folle di fan distratti, curiosi, raramente davvero coinvolti dall’arte. Il più delle volte i visitatori restano davanti alla Monna Lisa per non più di dieci secondi, il tempo necessario per farsi un selfie e poi andarsene subito. Molti se ne vanno delusi. «È piccola». «È lontana». «Non si vede bene». Sono alcuni dei commenti più frequenti.
La distanza di sicurezza e la copertura in vetro tolgono magia al capolavoro.
Sempre più spesso il capolavoro (opera d’arte, manufatto, monumento, edificio), e le reazioni che suscita, si trasforma in feticcio. Diventa motivo di un culto o di un rispetto esclusivo, irragionevole e fanatico. Perde le sue originarie caratteristiche artistiche, estetiche, poetiche per modificarsi in cosa esaltata oltre misura, fatta oggetto di esasperato culto, o assunta come simbolo da gruppi sociali, correnti religiose o artistiche o letterarie, ecc.
Il termine canone proviene dalla storia delle religioni: è usato per riferirsi a un testo dichiarato sacro e che non può essere cambiato o confuso con nessun altro testo. Costituisce punto di riferimento usato nei secoli e nei millenni e che mantiene la riverenza e il culto che gli sono sempre stati tributati. Canonizzazione è anche il processo che trasforma in santi i martiri del cristianesimo. Il canone religioso è stato trasposto nelle arti ed è diventato il canone del classicismo. Meno rigoroso e chiuso di quello religioso, aperto a variazioni e mutamenti.
Arte, musica, letteratura, spettacolo.
La storia è il terzo regno della memoria culturale attiva. Le grandi narrazioni (canonizzate) del passato di stati e nazioni avvengono sulla base dei libri di testo che riprendono concetti e valori incarnati sul campo da monumenti e date commemorative. Partecipare alla memoria nazionale significa conoscere ogni evento chiave della storia della nazione, fare propri i suoi simboli, rispettare le sue ricorrenze festive.
Luoghi della memoria : monumenti, cerimonie, celebrazioni.
Spirito anti-canonico:
testo inserito nel contesto storico e analizzato in relazione ad altri testi coevi e/o contemporanei. Narrazioni non canoniche: storia delle donne, studi post-coloniali, cultural studies, gender studies, micro storia ecc.
Storia culturale.
Nasce per contrastare la tendenza a sovrastimare l’omogeneità culturale di un’epoca e a ignorarne i conflitti sociali. Necessità posta dai marxisti di dedicarsi allo studio delle tradizioni culturali per evitare il presupposto dell’uniformità di un’epoca .
P. Burke, La storia culturale , Il Mulino 2004.
Nuovo concetto di tradizione:
trasmissione, da una generazione all’altra, di un insieme di conoscenze e competenze. Ciò che viene trasmesso è passibile di cambiamento nel corso della trasmissione alla generazione successiva. Persistono la riluttanza a riconoscere questo fatto e la tendenza a trattare come costanti i luoghi comuni della tradizione classica.
Memorie di conflitti / Conflitti di memorie. Indagare su “chi ricorda che cosa”?
Archivio: è la base di ciò che potrà essere detto nel futuro rispetto al presente quando sarà diventato passato.
Archivi dell’Inquisizione, della Stasi, KGB ecc.
Gli archivi sono sempre appartenuti alle istituzioni del potere: chiesa, polizia, legge. Stato. Garantiscono l’attendibilità del passato.
G. Orwell, 1984 . Nel romanzo il protagonista è addetto alla riscrittura e all’adeguamento continuo della storia passata.
Mistificazioni e distruzioni degli archivi. Quando gli archivi perdono attualità (crollo di un regime, chiusura di un’istituzione) diventano importanti sul fronte della documentazione storica. Organizzazione del futuro e controllo sul passato. I testi nell’archivio storico hanno perso il loro “posto nella vita”. La musealizzazione garantisce la conservazione ai reperti ma li sottrae all’esistenza funzionale quotidiana per consegnarli alla storia e alla memoria secondo diverse modalità.
Il sapere che è contenuto in un archivio storico è inerte. Resta passibile di essere sviluppato e riportato in vita, ma non è interpretato. Gli archivisti catalogano e organizzano il materiale ma senza indagarlo. L’archivio è uno spazio collocato al confine tra dimenticare e ricordare. Il compito degli studiosi è di dare una nuova vita al materiale d’archivio conservato, raccolto e organizzato da figure diverse nella storia. Gli archivi erano quasi essenzialmente cartacei. Conservazione della carta. Amanuensi. Scribi. Oggi esistono molti archivi non cartacei: musei, raccolte di filmati, tradizioni orali, performance, riti, pratiche. Visitarli e studiarli è il modo migliore per ridare vita ai reperti.