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Teatro Delle Arti
Posizione: Via Sicilia 57/ 59
Superficie totale dell’area: 8 875 mq
Anno di abbandono: Inizio anni ‘90
Proprietà: Cassa Nazionale Previdenza e Assistenza Ragionieri e Periti Commerciali (Comune di Roma)
Costruito dall’architetto e ingegnere Carlo Broggi su richiesta della Confederazione Nazionale dei Sindacati Fascisti ed inaugurato il 21 aprile 1937 – con l’opera La Finestrina di Vittorio Alfieri- Il Teatro Delle Arti è stato uno dei primi ad ospitare le trasposizioni d’ opere di molti autori allora poco noti in Italia, fra i quali Brecht e O’Neill. Pilastro del teatro futurista italiano, per anni è stato diretto dall’eclettico regista Anton Giulio Bragaglia -noto esponente del teatro d’avanguardia- che rese il Teatro Delle Arti un fiore all’occhiello, portando performance innovative e d’ogni tipo. Nel nome stesso è racchiusa una dichiarazione d’intenti: Il Teatro delle Arti nacque, infatti, con lo spirito di riunire nelle sue rappresentazioni e trasposizioni le forze più avanguardistiche unendo la recitazione con il canto, la danza, la poesia e la musica, oltre a varie forme d’arte considerate allora sperimentali. Il teatro vede fino alla fine degli anni ‘70 un via vai di artisti e registi di gran calibro come Vittorio Gassman, Anna Magnani e Federico Fellini, che con la loro assidua presenza lo rendono palcoscenico degli anni d’oro del teatro italiano. Tutto questo cambia a metà degli anni ‘80, quando il Teatro Delle Arti viene dato in gestione all’imprenditore fiorentino Vittorio Cecchi Gori, che regge il timone per qualche anno per poi abbandonare la nave all’inizio degli anni 90′. Dopodiché, il nulla. Dagli anni ‘90 lo stabile rimane lasciato a sé stesso per oltre quindici anni, mutando pian piano da teatro a casa di senzatetto e sfortunati ed ergendosi a simbolo degli oltre sessanta luoghi di cultura abbandonati, fra cinema e teatri, sparsi per la città di Roma. Per decenni gioiello della capitale ed ora espressione pura dell’abbandono, il Teatro Delle Arti è situato a due passi da via Veneto, in via Sicilia 57, la stessa dello storico Liceo Classico Torquato Tasso. Uno stabile di quasi diecimila metri quadri completamente dismesso ed in contrasto con le vicine villette in stile liberty che da sempre caratterizzano il quartiere Ludovisi. Un luogo che dentro di sé racchiude parte della storia del teatro italiano, oggi totalmente dimenticato seppur in una zona della città resa iconica da La Dolce Vita di Fellini. In questo caso, l’abbandono del Teatro Delle Arti non rappresenta solo una perdita immensa dal punto di vista urbanistico, ma anche una perdita di un pezzo della nostra storia e della nostra arte.
La riqualificazione mancata
Sembra esserci una speranza nel 2005, quando viene acquistato dalla Cassa Nazionale Previdenza e Assistenza dei Ragionieri e Periti Commerciali del Comune di Roma, con la promessa di rimetterlo in piedi affittandolo al miglior offerente. Promessa che a distanza di ulteriori quindici anni, si dimostra non esser stata mantenuta nonostante le miriadi di proposte. Prima nel 2010 quando viene commissionato allo studio d’architettura ADM per il suo riuso, ma specialmente nel 2013, sotto la giunta Alemanno, quando in Campidoglio fu portato un piano di riqualificazione per celebrare la famosa Anna Proclemer ed i suoi allora novant’anni d’attività dal suo debutto nel 43′ proprio sul palco del Teatro Delle Arti. Un enorme progetto che doveva esser finanziato dall’allora Presidente della Cassa Nazionale Paolo Sartarelli e che in teoria doveva non solo riportare il teatro al suo storico splendore, ma in più aggiungere nello stesso fabbricato una parte residenziale ed il restauro per il commissariato di Polizia di Castro Pretorio. La redazione di Scomodo ha provato a contattare la Previra spa, agenzia che al momento dovrebbe disporre della gestione dell’immobile, ma non è mai arrivata una risposta. L’unica dichiarazione trovata risale al 2015, la stessa che viene data da più di un decennio: “Stiamo cercando il miglior offerente a cui affittarlo, molte persone sono interessate a questo immobile”. Eppure, nonostante il “grande interesse”, il Teatro Delle Arti marcisce da oltre trent’anni e molto probabilmente continuerà a marcire. Un Paese che non si prende cura del proprio patrimonio culturale, è un Paese intellettualmente morto, ed il Teatro Delle Arti che si staglia imponente nel centro della città, rimane in piedi per ricordarci ed esser simbolo di questa amara verità.
Articolo di Rodolfo Cascino-Dessy