L’Ucraina è la prima guerra del metaverso

30/06/2022

Il professor Zhan Shi è una figura controversa nel panorama cinese, a metà tra l’accademia e gli apparati statali. Insegna scienze politiche e relazioni internazionali alla China Foreign Affairs University, della quale è il direttore del World Politics Research Center. Attraverso il suo canale WeChat pubblica numerose riflessioni riguardo la Cina di oggi e, più in generale, l’impatto di internet e delle piattaforme social sull’economia globale e sulla sovranità degli stati-nazione. Proprio su quel canale Zhan ha pubblicato un testo intitolato “The first Metaverse War” (“La prima guerra del Metaverso), nel quale ha esposto la sua visione sul conflitto in Ucraina. Lungi da prendere posizioni, analizza come la rete e le piattaforme social interagiscono con la percezione e conduzione del conflitto. Il testo è stato in seguito pubblicato anche dalla rivista Exploration and Free Views, un periodico che vanta un bacino di lettori importante nella Repubblica popolare. A questo punto pare evidente come l’apparato di censura cinese abbia scientemente propeso per la pubblicazione del testo senza ritocchi, d’altronde la posizione delineata è di sostanziale equidistanza tra le parti in conflitto e pertanto in linea con il PCC. 

Innanzitutto, bisogna chiarire che per “Metaverso” qui non s’intende la realtà aumentata di Meta e Zuckenberg, bensì si riferisce all’esperienza onlife come definita dall’ “Onlife Manifesto”; l’esperienza onlife sarebbe il risultato della continua interazione tra la realtà digitale e interattiva con la vita materiale. Il filosofo Luciano Floridi, per spiegare questo concetto, ricorre spesso all’analogia della Società delle Mangrovie:

«[…] Vorrei descrivere la nostra società come la società delle mangrovie. […] Le mangrovie crescono in un clima meraviglioso dove il fiume (di acqua dolce) incontra il mare (di acqua salata). Ora immaginate di essere in immersione e qualcuno vi chiede: “l’acqua è salata o dolce?”. La risposta è :“Mio caro, non sai dove siamo. Questa è la Società delle Mangrovie. È sia dolce che salata. È acqua salmastra”. Quindi immagina che qualcuno ti chieda oggi: “Sei online o offline?”. La risposta è: “Mio caro, non hai idea di dove ti trovi. Siamo in entrambi”».
(Luciano Floridi, TheWebConference 2018, Lione, Francia)

Guerra e metaverso

Come può, alla luce di quanto detto, questo “Metaverso” influire su un conflitto in corso? Zhan dichiara che esistono due dimensioni d’applicazione, una strategica e una tattica; si possono definire altresì come di medio-lungo periodo e immediata. Nel primo caso, strategico/di medio-lungo periodo, l’interazione dei social con la realtà di una nazione può portare a :”ridisegnare le linee di condotta delle parti in causa”. La produzione di determinati contenuti digitali multimediali può cambiare sostanzialmente la posizione geopolitica di una comunità, basti pensare alla lotta che vede coinvolti gli Usa contro TikTok o Huawei e la loro supposta post-storicizzazione dei giovani americani. L’esperienza online, così come qualsiasi altra, può effettivamente “modificare le strutture comportamentali” dei fruitori. Da un punto di vista tattico/immediato, il “Metaverso” contribuisce in forme decisive alla guerra, compattando la popolazione attorno all’identità nazionale minacciata; oppure permettendo la diffusione di materiale informativo utile alla popolazione civile, così come quest’ultima può diventare una forza belligerante tramite l’utilizzazione di app per la localizzazione delle truppe nemiche; infine, è dirimente nel condizionare l’opinione pubblica mondiale, attraverso la pubblicazione di immagini o video dai luoghi del conflitto che grazie ai social raggiungeranno tutto il resto del mondo connesso. 

 

Il metaverso nel conflitto ucraino

Nel conflitto in Ucraina il ruolo svolto dalle piattaforme social è stato tanto evidente quanto fondamentale. Attraverso Telegram è stato divulgato un tutorial su come riuscire a confezionare da soli tutto l’equipaggiamento necessario al sabotaggio dei veicoli blindati russi. Alla stessa maniera si è potuto verificare l’utilizzo da parte Russa di munizioni a grappolo, bandite da una convenzione ONU – che fu richiesta ad hoc per le cluster munitions attraverso la pubblicazione di immagini da parte dei civili. Il Massacro di Buča, infine, come esempio più triste. D’altronde, anche l’enorme attenzione mediatica e politica da parte dell’Occidente è stata certamente sostenuta dalla pressione dal basso che le rispettive opinioni pubbliche applicano ai governi, spinte a loro volta dal flusso costante di contenuti multimediali che mostrano le crudezze del fronte o della vita sotto assedio, così come la resa dei soldati russi e i gesti di resistenza contro l’invasore da parte dei cittadini ucraini

Zhan sottolinea come la guerra in Ucraina si stia combattendo sia online sia offline, ma evidenzia anche come attraverso i social la partecipazione al conflitto sia individuale e non più collettiva. Il profilo social è per un utente, i contenuti ai quali decidiamo di venire esposti sono scelti secondo il nostro personale criterio. Trasformando quindi la guerra in un’esperienza individuale, continua Zhan, se ne trasforma la sua natura politica. Di conseguenza, la politica anche deve seguire la trasformazione: ai cittadini viene proposta una storia (Zhan definisce tale la narrazione di entrambe le parti) la quale per poter essere raccontata necessita di una performance: le apparizioni del Presidente ucraino Zelen’skyj, solo, in tenuta militare, riescono a comunicare maggiormente di quelle del Presidente russo Putin, definite unilaterali e da grande schermo. Non vi è tanta distanza formale tra i video-selfie e i comunicati di Zelen’skyj.

Zhan riconduce il grande successo della performance ucraina alla sua capacità di presentare la guerra come una storia, alla quale gli ascoltatori si appassionano e sono spinti a seguire; vi è un forte richiamo a dei valori considerati fondanti. Quest’ultimi, apparentemente vuote categorie, in realtà hanno il pregio di riuscire a guidare le persone nel mondo interconnesso, spingendole verso forme di azione collettiva; le parti in causa devono fare i conti con quest’ulteriore fronte, poiché attraverso queste modalità si riesce a polarizzare l’opinione pubblica verso una o l’altra delle due parti in conflitto: ”L’era del Metaverso è costruita su questo fattore e ridisegnerà la nostra tradizionale comprensione di cose che ci sembrano familiari come l’acqua, la terra e il fuoco”. In questo senso sono spiegabili le numerose apparizioni (sempre con lo stesso format) del presidente Zelen’skyj, durante le occasioni più disparate. Costui ha sapientemente giocato le sue carte affinché una reticente opinione pubblica occidentale si schierasse in maniera più chiara, talvolta riuscendo. Le sue apparizioni, sempre in tuta mimetica e con il format del video-selfie, sono riuscite a trasformare un comico in una figura che è dovuta maturare tutta insieme, a causa della guerra, da presidente qualunque (secondo alcuni populista) a eroe di guerra.

D’altra parte, da quando è al potere il “Servitore del popolo”, il governo ha intrapreso un percorso di riforma e modernizzazione. Figura chiave in questo senso è il trentenne ministro per la transizione digitale Mykhajlo Al’bertovyč Fedorov, già proprietario di un’azienda di marketing digitale, esperto di comunicazione online. Zelen’skyj dall’inizio del conflitto non lascia Kyiv, è nel centro dello scontro. Tuttavia riesce a collegarsi con il Congresso statunitense, con il Parlamento italiano, con altre manifestazioni o eventi. La stessa capitale, continua Zhan, è diveuta un terreno di confine: “una sorta di realtà integrata, tra immagine virtuale e reale, in pieno stile Metaverso”. Le forti immagini che costantemente possiamo vedere e che ritraggono la distruzione delle città ucraine, le sorti dei civili, ammassati nei rifugi antiaerei hanno sicuramente un forte impatto su chi le osserva, ma d’altra parte Zhan riscontra anche in questo caso la dinamica del Metaverso: ossia l’utilizzazione di “forme artistiche intense” fatte circolare sui social, permette una immediatezza comunicativa altrimenti non raggiungibile e inoltre una diffusione, virale, esponenziale.

L’obiettivo è quello di una mobilitazione totale della popolazione, unita e compatta nella difesa del territorio, connessa e in costante comunicazione. L’esercito si deve adattare: si parla di un ”esercito-piattaforma”. Il ministro della difesa Oleksij Reznikov ha portato avanti una serie di riforme delle forze armate: in primo luogo ha sciolto i battaglioni come unità di combattimento, rendendole più piccole e sparse sul territorio; per mantenere la facilità di comunicazione fra queste unità, l’esercito ucraino ha intrapreso una forte digitalizzazione e un incremento sostanziale delle capacità d’intelligence (aiutati anche dagli Usa, come mostra l’affondamento della Moskva). La guerra siffatta è una forma estremamente moderna delle tattiche di guerriglia: si evita lo scontro frontale, si agisce solo sotto indicazione e quando si è sicuri di infliggere il maggior danno possibile.

Le operazioni hanno un basso costo, non richiedono grande logistica, ma richiedono una struttura di comando estremamente tecnologizzata, questa sì, costosa. L’interconnessione è il piano concettuale sulla quale si muove questo modo di concepire la forza armata, dove ancora una volta l’online e l’offline interagiscono con l’organizzazione dell’esercito da un lato, dall’altro con la sua concezione di sé. La mobilitazione totale diviene spontanea: è l’utilizzazione da parte dei civili delle stesse piattaforme social, interconnesse con l’infrastruttura militare e d’intelligence, che aiuta l’esercito nelle sue operazioni. Così come si stanno implementando forme di gig economy volte a rispondere alle esigenze di chi fugge dalla guerra, mobilitando così persone estranee al teatro del conflitto: in questo senso è esemplare la nascita di un sito che mette direttamente in contatto fra loro i rifugiati ucraini e le famiglie europee disposte ad accoglierli. 

 

Gamification del conflitto

Secondo Zhan, l’obiettivo ultimo del Metaverso è trasformare la realtà in gioco. Così facendo, le masse si muoveranno spontaneamente verso la costruzione della “struttura del Metaverso”, la quale in questo modo si implementa a basso costo e già interconnessa. Così come i giochi, anche le competizioni trainano le masse. Secondo Zhan, la guerra è la forma definitiva della competizione. Rendere una guerra simile a un gioco permette una mobilitazione ancora più estesa; e in un certo senso, l’integrazione immediata tra mondo online e offline è la dimensione di piena realizzazione dell’onlife. Un artista di Chicago ha creato dei Lego ispirati a Zelen’skyj, nonché alcuni che riproducono delle bottiglie Molotov. Il ricavo della vendita di questi prodotti sarà destinato totalmente agli aiuti in Ucraina: sono stati 16mila dollari quelli raccolti dalla società “Direct Relief” in questa maniera.

In occasione di una serie di conferenze sulla tecnologia tenutesi in più città europee, Zelen’skyj ha deciso di fare la sua apparizione. Lo ha fatto tramite un ologramma tridimensionale (grazie alla tecnologia di Arht Media) proiettato in tutte e 6 le conferenze simultaneamente: la Brilliant Minds di Stoccolma, il Forum dei fondatori di Londra, The Next Web di Amsterdam, Vivatech di Parigi, l’AI Summit alla London Tech Week, il SuperReturn Berlin, nonché al Dts di Dublino. In tutti i contesti ha invitato il comparto tecnologico a donare e offrire supporto all’Ucraina. Ma è a Parigi e a Dublino che il presidente Zelen’skyj ha aggiunto qualcos’altro: nella capitale francese, il presidente ha paragonato la Russia all’Impero galattico della serie di “Star Wars”, istituendo un paragone – esempio evidente di gamification – tra la guerra in corso e la lotta tra bene e male alla base della serie di Lucas: “Sconfiggeremo anche l’Impero”, ha dichiarato. A Dublino invece il presidente ucraino ha voluto rendere chiare le sue intenzioni riguardo il futuro tecnologico dell’Ucraina, da rendere lo “Stato digitale più libero del mondo”, il quale offre ”un’opportunità per una rivoluzione digitale globale, un’opportunità per ogni azienda tecnologica e un’opportunità per ogni visionario di mostrare il proprio valore, abilità, tecnologie e ambizioni”

 

L’Ucraina, versione beta delle guerre del futuro

Perché un rispettato intellettuale cinese s’interessa a tal punto della struttura e gestione dell’esercito ucraino? Qual è la ragione che spinge la Cina a tenere gli occhi ben aperti sulle strategie e tattiche messe in campo? La risposta la fornisce lo stesso Zhan: Taiwan. Infatti, la guerra in Ucraina secondo Zhan sarebbe una prova generale per come in futuro verranno condotte le guerre di difesa dall’invasore, quei conflitti in sostanza che nascono in virtù di territori contesi. Taiwan infatti spicca per essere un’enclave di social occidentali: Facebook e Instagram vengono usati, rispettivamente, dal 90,8% e dal 70,6% della popolazione. Telegram, la piattaforma social che ha contribuito sostanzialmente alla tattiche di guerriglia dell’esercito ucraino, sull’Isola di Formosa è diffuso al 18%. D’altra parte, è interessante notare come l’app di messaggistica (ma che si sta evolvendo in piattaforma simile a Telegram) WeChat, ossia l’equivalente cinese di Whatsapp, venga utilizzata solamente dal 29,2% della popolazione, segnale di come i cittadini della Repubblica di Cina guardino all’Occidente.

Taiwan, inoltre, è uno dei paese più digitalizzati al mondo, ha un’infrastruttura in grado di adottare la “guerra social” velocemente e persino renderla più efficace. Un’eventuale invasione cinese pertanto si troverebbe ad affrontare, sul piano militare e tattico, una penetrazione sull’isola lentissima, rallentata e insidiata continuamente da un nemico che è “ovunque e da nessuna parte”, perché capace di mettere in campo una struttura militare completamente digitalizzata. Dal punto di vista strategico invece, proprio la massiccia presenza del “Metaverso” sull’isola di Taiwan ha creato le precondizioni affinché qualsiasi appello lanciato sui social da parte della Repubblica di Cina abbia una risonanza mediatica poderosa, capace di smuovere l’opinione pubblica mondiale. Le conseguenze, così come le sta vivendo oggi la Russia, sarebbero una serie di sanzioni che isolerebbero economicamente la Repubblica Popolare Cinese dal resto del mondo. 

Secondo Zhan, quest’ultima conseguenza costituirebbe la spinta finale per la dissoluzione del Partito, il quale trarrebbe legittimità esclusivamente dalla creazione di benessere economico. Una volta innescato questo meccanismo, continua Zhan, come tessere del domino tutte le questioni sopite esistenti tra l’autorità centrale e le province della Cina tornerebbero alla luce, mettendo in crisi l’intero apparato istituzionale. 

Articolo di Matteo Libanora Vassalli